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A Silvia
Renzo Zenobi

Silvia
Cascate
Donne di domenica
Parole che si usano solo dopo cena
Un uomo di stelle
I pescatori
Gioco
Canzone ad un fiore
Riflessi
Il guerrafondaio

 

 

Cascate

(Renzo Zenobi) 

 

Stasera il mio amico lo trovi filo di menta in bocca
alto disteso nell'erba ascoltiamo gli urli,
pupazzi meravigliosi svegliano piano il cotone
alla fine d'inverno è normale in campagna.
La ragazza le braccia scoperte mi curvano il cuore,
sceglierò la più svelta o la più impertinente
se stanco di via di silenzio pesante
cerco chi mi raccoglie le sere di vento.

Hanno sonno da sempre i soldati sul treno che portano al mare,
l'acqua vince, spezza, ritorna; l'amico non parla
che è tutto nel cielo.
Ha trovato un bastone ora ride e immagina trote
" Ci pensi quest'attimo d'acqua sarà già oltre il sambuco "
fuma, io penso l'amore attimo d'acqua interrotto;
il mio amico si fà grande accordatore di uomini
se avesse soltanto più orecchio.

Eravamo d'Agosto mentuccia nelle sere di mille illusioni cadute,
anche allora carmigno;
mio padre amava la terra, io la brezza tra i cardi
oggi ho ancora paura ma non più dei morti.
Oggi molto è diverso le strade consolate d'autunno i cortili di fango
ma la voce non me la ricordo, che troppe ne ho amate;
solo in alto tuffate nell'acqua arruffate o divise
le mie nuvole non si fermano mai.

Sono giorni colore di polvere o è polvere di cento anni a venire,
mi chiede di fermargli il tempo.
E' la notte, e d'intorno non c'è più cascate.