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Massimo Di Quirico

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Gli scritti di Antonio Pezzullo








Il disco perfetto: THE BEATLES - Abbey Road

di Antonio Pezzullo



     Può un disco - uscito tanti anni fa - ancora oggi entusiasmare, ritornando addirittura 50 anni dopo in testa alla classifica delle vendite del Regno Unito? Per quanto possa sembrare incredibile, la risposta è affermativa, soprattutto se si tratta di uno dei dischi più famosi della Storia della musica e composto dal Gruppo che, più di chiunque altro, ha rivoluzionato i generi musicali, influenzando tutte le generazioni successive.

     Il disco in questione è "Abbey Road" pubblicato per la prima volta il 26 settembre 1969, l'ultimo disco (in ordine di creazione) dei Beatles. E pensare che solamente alcuni mesi dopo la band, simbolo dei "favolosi" anni sessanta, si sarebbe sciolta definitivamente tra l'incredulità e la disperazione dei fan dell'epoca. La stessa copertina del disco è diventata un'icona del Nocevento: una celeberrima foto scattata dal fotografo Ian MacMillan l'8 agosto del 1969, dove i quattro ragazzoni di Liverpool attraversarono insieme le strisce pedonali di Abbey Road, fuori agli EMI studios dove avevano inciso la maggior parte dei loro successi, nel quartiere di Westminster a Londra. Da allora, quelle strisce sono state dichiarate monumento nazionale inglese e diventate la meta di veri e propri "pellegrinaggi" da parte dei fans di tutto il mondo. Quella fu anche la loro prima copertina che non aveva più bisogno di presentazioni, non era indicato nè il nome del gruppo nè come si chiamava il disco: era scritto solamente sul retro.

     In occasione del "cinquantesimo" anniversario della sua uscita, di recente sono state rimesse in commercio varie confezioni del disco con un nuovo remix digitale, dal classico LP 33 giri in vinile al singolo CD, fino alla confezione Super Deluxe che è un vero e proprio gioiello. Ed è proprio quest'ultima che tenterò di descrivere.

     Essa è fatta da un bel cartonato con la foto della celebre copertina, della dimensione di un vecchio 33 giri, dove è inserito un Libro vero e proprio, che ha 4 piccoli scomparti mobili dove sono custoditi i preziosi CD. I primi due sono rispettivamente il disco originale rimasterizzato e la versione blue-ray dello stesso. Gli altri due contengono le cosiddette out-takes, ossia le registrazioni di alcune prove dei vari pezzi, persino qualche brano inedito che non fu inserito nel disco ma destinato ad altri usi.

     Il libro contiene tante belle foto dell'epoca, dove oltre a quelle celeberrime sulle "strisce pedonali" ci sono altre inedite, di cui la maggior parte scattate da Linda McCartney, allora fotografa e futura moglie di Paul. Ben curate sono le varie sezioni del libro, con alcune introduzioni attuali (la prima è di Paul), le storie track by track, ossia brano per brano, persino testi autografi e frammenti di spartiti originali. Non poteva mancare una sezione dedicata alla celebre copertina (la quale alimentò anche la leggenda metropolitana "Paul is dead") ...and in the End… vi lascio un po' di suspence. Naturalmente, i testi sono scritti in Inglese.

     Il nuovo audio è eccezionale! Ho ascoltato l'Album sia dal nuovo CD remixato sia dal Blu-ray (con il dts-hd master audio) ed è impressionante: già con un piccolo home teathre sembra di stare in una sala di registrazione! Perfetto, sembra un disco fatto oggi! Del resto, Abbey road è il disco con le sonorità più moderne dei Fab4. Tutti i brani hanno beneficiato del nuovo remix digitale fatto da Giles Martin, il figlio dello storico produttore George Martin, quest'ultimo considerato da sempre il cosiddetto "quinto Beatle".

     Seguendo l'originale suddivisione del disco, il lato A si apre con due riconosciuti capolavori, che non hanno bisogno di presentazioni: "Come together" di John e "Something" di George. La prima canzone è stata particolarmente amata da John che l'ha spesso riproposta nei suoi concerti da solista e la sua cover più famosa è stata sicuramente quella fatta da Michael Jackson nel suo LP "History". La seconda è stata addirittura considerata da Frank Sinatra come "la più grande canzone d'amore scritta negli ultimi 50 anni" ed è tuttora quella dei Beatles che ha avuto più cover dopo "Yersterday". Un altro capolavoro (meno noto) è "Oh! Darling", dove la graffiante voce di Paul raggiunge tonalità altissime: I Ribelli (storica band di Celentano) all'epoca ne fecero una cover italiana di successo. "Maxwell's Silver Hammer" è forse il brano più debole del disco, fu scritta da Paul senza l'apporto di John e si sente ma è pur sempre un brano dei Beatles. Continuando con la scaletta, c'è anche un brano allegro e spensierato come "Octopus's garden" scritto da Ringo, ispirato ai polpi della Sardegna, dove era andato in vacanza! Il lato A si chiude con un magnifico pezzo magnetico come "I want you (she's so heavy)" di John, che ha un finale a sorpresa ed è ritenuto il primo brano heavy metal della storia!

     Il lato B si apre con un altro capolavoro "Here comes the sun", dall'originale suono scintillante e cristallino della chitarra acustica di George: anche questo brano è stato oggetto di numerose cover successive, da Peter Tosh a CSNY, da George Benson fino ai Coldplay. La seconda traccia è la splendida "Because", una corale quasi "a cappella" dove l'intreccio delle tre linee di canto di John, Paul e George dimostra che nessun gruppo ha mai avuto contemporaneamente tre cantanti così eccelsi! In fondo, la grande forza dei Beatles era proprio il gruppo, a differenza delle band loro contemporanee, non c'era un front-man unico: John, Paul e George (a volte anche Ringo) cantavano a turno i brani da loro composti, per lo più firmati dal formidabile duo Lennon-McCartney. Ma il pezzo forte del lato B è la grandiosa Suite finale (detta anche "The Long One"), ossia un medley di ben 8 mini brani attaccati senza alcuna interruzione. Fu una grande novità per l'epoca. Qui spadroneggia l'ispiratissima chitarra elettrica di George ed il crescendo della successione dei brani porta al celebre finale di "The End", un pezzo dove c'è di tutto, dall'unico assolo di batteria di Ringo agli assoli alternati di chitarra di tutti e tre, che finisce con la celeberrima frase "And in the end, the love you take is equal to the love you make" che è considerata un vero e proprio "testamento spirituale" del gruppo. I Beatles probabilmente sapevano già che quello sarebbe stato l'ultimo brano del loro ultimo disco. Nonostante i dissidi interni (che determineranno lo scioglimento del gruppo alcuni mesi dopo) fecero un grandioso ed ultimo sforzo collettivo per dare al pubblico un prodotto finale che si rivelerà di altissimo livello!

     Il disco sembra esaurito ma non è così! C'è una sorpresa finale: dopo diversi secondi di silenzio si sente una "traccia fantasma" che solo successivamente si scoprirà chiamarsi "Her Majesty", dato che non venne indicata nei titoli della prima edizione del disco. La breve canzone è un irriverente ma garbato ritratto della regina d'Inghilterra ed ha una storia curiosa: doveva far parte della Suite ma non piacque al suo creatore Paul, che decise di tagliarla. Ma un tecnico del suono, a cui forse dispiaceva tagliarla definitivamente, la tolse da quella sequenza e la mise (a sorpresa) alla fine del disco. Successivamente l'idea piacque e tutti diedero il benestare a questa prima "ghost track" della storia!

     Vediamo infine le out-takes, ossia le prove in studio, che sono degli inediti sorprendenti.

     Interessanti sono tutte le versioni acustiche dei brani di George (qui all'apice della sua creatività), l'arpeggio magico di John in "Because" (peccato che in questa edizione non hanno inserito nessuna versione "a cappella" di questo masterpiece come nell'Anthology 3), la bella melodia di "Come and get it", un brano di Paul che invece fu dato ai Badfinger e che poteva starci alla grande dentro Abbey Road. I Fab4 potevano contare anche sul loro geniale produttore George Martin che - essendo anche compositore e arrangiatore - su loro richiesta creava degli arrangiamenti sinfonici di grande bellezza: in Abbey Road ne abbiamo una dimostrazione sublime nelle tracks come "Something" e "Golden slumbers-Carry that weight". Ovviamente, "The long One", la Suite alternativa così come era stata pensata in un primo momento con Her Majesty posizionata all'interno, è la chicca che forse più emozionerà i vecchi fan.

     In sintesi, la confezione Super Deluxe merita, ma soprattutto merita "Abbey Road", il magnifico "canto del cigno" di una grande Storia, un disco leggendario, tra i più belli della storia della musica, un disco praticamente perfetto!

     Buon ascolto o riascolto!

Antonio Pezzullo