Gli scritti di Antonio Pezzullo
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Mario Musella & The Showmen
di Antonio Pezzullo
La "pillola" musicale di oggi vuole essere da un lato una "riscoperta" di un grande Artista (poco conosciuto dal grande pubblico ma molto apprezzato dalla critica) scomparso prematuramente e dall'altro un mio affettuoso omaggio al vero "Nero a metà" (come lo definì Pino Daniele dedicandogli uno dei suoi album più celebri).
"Che m'è fatto" è uno dei pochi brani cantati in napoletano dagli "Showmen", dove spiccano alcune caratteristiche della bravura di questi musicisti raffinati ed originali: il bel groove di Franco Del Prete, il grandioso sax di James Senese e la straordinaria voce di Mario Musella. L'artista in questione è proprio lui, il cantante e bassista degli Showmen, il primo gruppo R&B italiano che nacque non dalla città ma dalla periferia napoletana. Come il suo amico d'infanzia James Senese il cui padre era un soldato afro-americano, anche Mario Musella (nato nel 1945) era un "figlio della guerra", il cui padre era un soldato indiano d'America, della tribù dei Cherokee.
Cresciuti sin da piccoli nel quartiere periferico di Piscinola ma con la "malatìa 'e l'America" nel proprio DNA, i due diventano ben presto amici per la pelle ed abili musicisti. Dopo una dura gavetta di periferia un giorno si presentano sotto l'abitazione di Franco Del Prete, un giovane batterista di Frattamaggiore di cui si dice un gran bene, e lo invitano a far parte di un nuovo gruppo che stanno costruendo ("che scasserà tutto cosa" ricorderà in un'intervista lo stesso Franco) e che si chiamerà "The Showmen", il cui nome era stato ispirato da un amplificatore della Fender. Era il 1968. Del gruppo fanno parte, oltre Musella (basso e voce), Senese (sax) e Del Prete (batteria e percussioni), anche Luciano Maglioccola (tastiere) e Giuseppe Botta (chitarra). La musica che propongono è completamente diversa da quella che si ascolta in quel periodo in Italia e fa riferimento ai classici del rythm and blues, soul e jazz d'influenza americana.
Il successo degli Showmen prende subito piede anche se il sound proposto -come detto - non è in linea con il mercato musicale italiano di allora. Iniziano subito una tournèe in tutta Italia eseguendo cover di grandi successi internazionali come "Piece Of My Heart" di Janis Joplin e "Georgia On My Mind" di Ray Charles. La popolarità vera arriva con una rivisitazione R&B di un vecchio brano degli anni '30, che la straordinaria voce di Musella renderà unico: "Un'ora sola ti vorrei". Con quel pezzo vincono il Cantagiro e conquistano l'Italia intera. Una voce potente, graffiante, emozionante, quella di Musella, che entrava nel cuore e nell'anima di chi lo ascoltava. Altri grandi successi arrivano con la bellissima "Mi sei entrata nel cuore" e l'intensa "Che m'è fatto". L'anno dopo il gruppo partecipa a Sanremo insieme a Mal con "Tu sei bella come sei" che giunge al sesto posto ed è meritevole di una attenzione da parte della critica. La RCA pubblica il loro primo album "The Showmen". Entra a far parte del gruppo anche Elio D'Anna, secondo sax, introdotto da Senese. Dopo qualche anno, nel 1970, nel pieno del loro successo, purtroppo la bella favola finisce, gli Showmen si sciolgono perchè Mario Musella - mal consigliato - decide di intraprendere la carriera da solista.
E' uno shock per i tanti fan, conquistati da quella musica così diversa e particolare.
Da questo scioglimento però nascono altri due grandi gruppi di quello che diventerà il movimento musicale più famoso d'Italia, il cosiddetto "Neapolitan Power". James Senese con Franco Del Prete e Giuseppe Botta fonderanno i "Napoli Centrale" mentre Elio D'Anna fonderà "Gli Osanna".
Anche se non gestito al meglio dal proprio manager, Mario inizia comunque la sua carriera da solista nel 1972 e lancia brani quali "Io l'amo di più", "Storia d'amore", "Come pioveva", "La notte sogno ancora te", "Primavera", "Verso le nove di sera" e "Domani tra un anno chissà". Nel 1975 partecipa a "Disco per l'estate", con la canzone "Innamorata", guadagnandosi il primo posto nella competizione. Nel 1975 Mario Musella sta realizzando il suo primo album solista e il suo produttore-arrangiatore cerca un gruppo di giovani musicisti per accompagnarlo: viene scelta una giovane band che si chiama "Batracomiomachia", composta da Pino Daniele alla chitarra, Enzo Avitabile al sax, Rino Zurzolo al contrabbasso e Rosario Jermano alle percussioni. Nasce una profonda amicizia tra Mario ed il giovane Pino, quest'ultimo abbagliato dal carisma, dalla tecnica del basso di Mario nonchè dalla sua straordinaria voce.
Nel 1976 Pino Daniele entra poi a far parte, come bassista, dei "Napoli Centrale" di James Senese e Franco Del Prete. Dopo un anno, inizierà la sua folgorante carriera che lo porterà ad essere l'esponente di punta del "Neapolitan Power", il movimento musicale di cui i pionieri erano stati proprio gli Showmen.
Purtroppo, il destino è crudele con Mario Musella che morirà prematuramente per una complicanza epatica a soli 34 anni, nel 1979 a Marano di Napoli. Perciò, nel 1980 Pino Daniele gli dedica completamente il suo terzo lavoro discografico chiamandolo "Nero a metà".
Mario Musella ancora oggi è un punto di riferimento per tutte le generazioni di musicisti nati e cresciuti all'ombra del Vesuvio. A lui sono stati dedicati Premi e Libri sulla sua breve ma intensa carriera artistica.
Tanti sono stati gli apprezzamenti dei colleghi musicisti che sarebbe difficile riportarli tutti, qui ne riporto solo alcuni:
James Senese: "Mario proponeva un discorso melodico con la grinta del rock e l'eco lontana del blues, senza trucchi, con la voce che canta ed incanta".
Franco Del Prete: "Mario è stato un bassista incredibile, già allora lo suonava con una tecnica che solo oggi i moderni bassisti adottano. E poi la voce, quella voce che gli usciva dall'anima. Non nascondo che quando cantava certi pezzi in inglese, pur senza capire bene che cosa dicessero, io qualche volta dietro la batteria piangevo dall'emozione".
Claudio Baglioni: "La voce di Mario scuoteva, ammaliava, entrava dentro, forse la più bella in assoluto con quella di Demetrio Stratos".
Antonio Pezzullo
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