Gli scritti di Antonio Pezzullo
|
|
IL “PALLIDO PUNTINO BLU”
(The PAIL BLUE DOT)
Piccolo pensiero personale in una fredda sera d’ottobre, coi tragici venti di guerra provenienti dal Medioriente.
Diversi anni fa, un grande astrofisico e divulgatore scientifico americano, Carl Sagan, a seguito dell’emozione suscitata da una delle foto spaziali più iconiche di sempre (che nella sua lungimiranza aveva fortemente voluto), fece una profonda riflessione, che potrei definire di “filosofia cosmica”, sulla Terra e sui suoi abitanti, che è sempre attualissima.
Prima però è necessario spendere due parole in più per conoscere meglio l’autore della celebre riflessione legata alla leggendaria foto, conosciuta come il “Pallido puntino blu”.
BIOGRAFIA
Carl Sagan è stato uno dei più grandi astrofisici nonché scrittore e divulgatore scientifico del Novecento.
Nato nel 1934 a New York da una famiglia ebraica di origine russa (guarda caso come il grande Asimov), al termine degli studi universitari si laureò in Fisica per poi specializzarsi in Astrofisica. Insegnò diversi anni alla Cornell University dello stato di New York, dove diresse il laboratorio di studi planetari.
Accanto all’attività di docenza e ricerca scientifica, Sagan alternava anche quella di scrittore e divulgatore scientifico, pubblicando libri sui più disparati argomenti, nonché, da appassionato di fantascienza, scrisse tra l’altro anche un romanzo fantascientifico, Contact, divenuto celebre anche grazie alla fortunata trasposizione cinematografica.
Sagan era uno studioso profondamente appassionato dei misteri dello spazio e dei pianeti del sistema solare: riuscì ad intuire che le altissime temperature di Venere erano dovute ad un potente effetto serra (confermato poi dalle successive sonde spaziali) mentre sognava, un giorno, lo sbarco dell'uomo su Marte. Pioniere anche dell'esobiologia, il ramo della biologia che studia la possibilità di vita esterna alla Terra, fu un apprezzato consulente della NASA per le più importanti missioni spaziali planetarie americane degli anni ’70.
Proprio su queste leggendarie missioni che, ancora oggi, sono tra le più longeve della storia dell’esplorazione spaziale, lasciò la sua impronta in maniera indelebile.
|
Placca del Pioner 10
|
Assieme a Frank Drake, altro celebre astrofisico americano, fece apporre sulle due sonde “Pioneer 10” e “Pioneer 11” la famosa targhetta che reca i "saluti" del genere umano a eventuali intelligenze aliene, elaborati in modo da essere potenzialmente comprensibili. Le sonde del programma Pioneer erano partite rispettivamente nel 1972 e nel 1973 col compito di esplorare i pianeti Giove e Saturno, per poi dirigersi per sempre verso lo spazio interstellare.
Sagan e Drake furono gli ideatori anche del famoso Voyager Golden Record, un disco d’oro che conteneva un messaggio più complesso e dettagliato, fatto da suoni e filmati della Terra. Il disco fu caricato a bordo delle sonde del programma spaziale Voyager. La sonda “Voyager I” partì nel lontano 1977 con l’obiettivo primario di esplorare Giove, Saturno e il più grande satellite di quest’ultimo, Titano.
|
Il Voyager Golden Record
|
Completata la missione, fu lanciata nello spazio profondo. La gemella “Voyager II” partì pochi giorni dopo e grazie ad un favorevole allineamento dei pianeti esterni, dopo avere sfiorato Giove e Saturno, riuscì ad avvicinarsi ad Urano e Nettuno per poi essere lanciata anch’essa nello spazio profondo. Entrambe le sonde hanno da tempo superato l’eliopausa, ossia la regione spaziale non più influenzata dal vento solare, e sono tutt’ora funzionanti. Si prevede che esauriranno a breve la loro energia per comunicare con la Terra ma continueranno in silenzio il loro viaggio nell’eternità portando a bordo questa testimonianza della civiltà umana.
Nel 1984, sempre insieme a Drake, fu l’ideatore del progetto SETI per la ricerca di intelligenze extraterrestri.
In tempi più recenti si era dedicato anche allo studio del riscaldamento globale della Terra, visto come una crescente minaccia creata dall'uomo. Era convinto che se questo fenomeno non fosse stato affrontato e controllato, la conseguenza a lungo termine sarebbe stato un fenomeno simile a quello che aveva riscontrato naturalmente su Venere, un potente “effetto serra” che l’aveva trasformato in un pianeta rovente, ostile alla vita.
Sagan è morto nel 1996 lasciando una grande eredità scientifica e culturale.
Dopo la morte di Sagan ci sono state diverse dediche e continuazioni del suo lavoro.
Il suo celebre romanzo, Contact, nel 1997 fu trasformato in un film di successo, grazie anche all’intensa interpretazione di Jodie Foster. Finito di girare un anno dopo la sua morte, il film termina proprio con la dedica "For Carl".
Nick Sagan, uno dei figli di Carl Sagan, è diventato un noto sceneggiatore che ha scritto diversi episodi della serie Star Trek Enterprise. Nell'episodio Lotta per la Terra sono mostrati i resti del rover Sojourner, che faceva parte della (reale) missione spaziale Mars Pathfinder. Il rover presenta una targa riportante una citazione di Carl Sagan: «Qualsiasi sia la ragione per cui sei su Marte, sono felice che tu ci sia, e mi piacerebbe essere lì con te».
Uno studente di Sagan, diventato uno specialista di missioni spaziali, ha guidato il gruppo di esperti della NASA che ha fatto atterrare sulla superficie di Marte i rover Spirit e Opportunity nel 2004.
Il lander Phoenix, atterrato nel 2008 su Marte, conteneva un DVD multimediale d’arte e letteratura terrestre sul pianeta rosso, chiamato Visions from Mars. Il disco conteneva anche alcuni messaggi destinati ai futuri visitatori marziani, tra cui quelli scritti dallo stesso Carl Sagan. Il DVD, creato da un’associazione fondata da Sagan, era di fatto una specie di messaggio in bottiglia ai futuri visitatori del Pianeta rosso, in un materiale progettato per resistere migliaia di anni.
LA RIFLESSIONE
A questo punto, si può parlare della riflessione che fece il grande scienziato a seguito della visione di questa foto iconica, denominata "Pale blue dot", ossia il “Pallido puntino blu”.
|
Il Pallido puntino blu
|
Nel 1990, l'idea di far scattare questa foto del pianeta Terra dallo spazio profondo, precisamente dal punto in cui si trovava la sonda spaziale Voyager I, fu proprio di Carl Sagan. A sei miliardi di km e oltre l’orbita di Plutone, prima che la sonda lasciasse per sempre il nostro sistema solare per continuare il suo viaggio nell'eternità, il nostro pianeta era appena visibile. Dopo varie pressioni, finalmente la NASA accettò l’idea suggerita dallo scienziato. La sonda, una volta ricevuto l’opportuno comando dalla Terra, si girò verso la direzione giusta e scattò alcune foto, tra cui il cosiddetto “Ritratto di famiglia” e appunto il “Pale Blue Dot”, che ritraggono rispettivamente una sequenza di diversi pianeti del sistema solare e la Terra.
Nel “Pale blue Dot” la Terra è quel quasi invisibile puntino blu che si percepisce nel centro della striscia di destra, strisce che sono un artefatto fotografico per sezionare l'immensa oscurità del cosmo.
|
La sonda Voyager I
|
Ecco le storiche parole di Carl Sagan:
«Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino.
È qui. È casa. È noi.
Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole.
La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.
Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare per un momento padroni di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che noi abbiamo una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida.
Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora. Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte.
È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto».
Questa profonda riflessione sarà sempre attuale. Dipendesse dal sottoscritto, l’inserirei nei libri di testo di tutte le scuole del mondo!
Antonio Pezzullo
|