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Massimo Di Quirico

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Gli scritti di Antonio Pezzullo









Il Sorgere della Terra
(Earthrise)




«Siamo partiti per esplorare la Luna e invece abbiamo scoperto la Terra».

Con queste celebri parole, il 24/12/2018 l’astronauta americano Bill Anders ha ricordato, in un articolo celebrativo del cinquantesimo anniversario, la sua famosa foto, scattata il 24/12/1968 durante la missione spaziale “Apollo 8”, che è diventata una delle più iconiche della storia.

Ancora oggi, essa suscita emozione e meraviglia ogni volta che la si guarda. Nell’immagine si vede un piccolo pianeta azzurro emergere dal buio profondo dello spazio, sopra l’orizzonte di un corpo celeste di colore grigio. È la nostra Terra che sorge dalla Luna. La foto è internazionalmente conosciuta come “Earthrise”.

Immagine: “Earthrise” nella sua versione comunemente riprodotta. Nell’originale l’orizzonte lunare appare verticale (fonte: NASA).

Andiamo al contesto storico da cui scaturì quest’iconica immagine. Se molti conoscono la celebre missione spaziale “Apollo 11” che permise all’uomo di andare sulla Luna, pochi sanno invece l’importanza di un’altra missione che cambiò il mondo, quella dell’Apollo 8.

Le Missioni Apollo erano una serie di viaggi spaziali, realizzate dalla NASA tra il 1961 e il 1972, che avevano l’obiettivo finale di portare l’uomo sulla Luna. Mentre le prime missioni si svolsero senza equipaggio, dall’Apollo 7 in poi la NASA iniziò ad usare equipaggi umani. Come è noto, il primo allunaggio avvenne il 16 luglio 1969 grazie alla missione “Apollo 11”. In quella circostanza, il primo uomo sulla luna, l’astronauta Neil Armstrong, pronunciò la celebre frase: «Questo è un piccolo passo per l'uomo, ma un grande balzo per l'umanità». A quella missione seguirono vari allunaggi successivi che si conclusero con la missione “Apollo 17” del 7 dicembre 1972.

La conquista della Luna era avvenuta in maniera graduale, grazie ad una serie di missioni preparatorie. Una di queste fu proprio la missione “Apollo 8”, che era iniziata il 21 dicembre 1968 grazie ad una piccola navicella con a bordo tre uomini d’equipaggio. L’obiettivo della missione era quello di far sì che un veicolo con equipaggio umano lasciasse l’orbita della Terra, raggiungesse la Luna orbitandoci intorno per la prima volta e tornasse in sicurezza sulla Terra.

La Capsula dell’Apollo 8 recuperata al rientro sulla Terra.

L’Apollo 8 impiegò quasi tre giorni per raggiungere la Luna e completò dieci orbite intorno ad essa nell’arco di 20 ore. La sera della vigilia di Natale, venne effettuata la prima diretta
 

televisiva da una capsula spaziale, nella quale l’equipaggio lesse i primi dieci versetti della Genesi. La trasmissione risultò all’epoca il programma televisivo più seguito della storia.

Il comandante Frank Borman, il pilota del modulo di comando James Lovell e il pilota del modulo lunare William (Bill) Anders non sono entrati nella storia “solo” per aver orbitato per primi attorno al nostro satellite, per aver effettuato la prima diretta televisiva dallo spazio ma anche per avere regalato al mondo l’iconica immagine della “Earthrise”.

Quest’ultimo evento si verificò mentre orbitavano per la quarta volta intorno alla Luna. Il primo ad avere quella sorprendente visione fu Anders che subito esclamò: «Oddio, guardate quell’immagine laggiù! C’è la Terra che sorge. Wow, quant’è bella!».
Anders realizzò una prima foto in versione in bianco e nero poi chiese al collega Lovell di passargli immediatamente la pellicola a colori. Ottenutala, fece la fotografia che sarebbe diventata una delle immagini più iconiche del XX secolo.
Scattata dalla distanza Luna-Terra, la foto ritrae il nostro pianeta da una prospettiva nuova, mai vista prima: una sfera luminosa, dominata dal colore azzurro degli oceani, il bianco delle nuvole, il marrone e il verde delle terre emerse, che emerge dal nero dello spazio profondo, con il grigio del suolo lunare in primo piano. In precedenza, c’erano già state foto in bianco e nero della Terra effettuate da alcune primitive sonde spaziali ma quell’immagine aveva qualcosa di unico: era a colori, molto nitida e scattata da un essere umano.

La “foto notizia” si diffuse con grande rapidità e ben presto apparve sulle prime pagine dei giornali e sulle copertine delle riviste di tutto il mondo. Gli USA emisero persino un francobollo celebrativo che riportava l’immagine della Terra che sorge.
Questo rovesciamento della consueta prospettiva, il vedere per la prima volta il nostro pianeta come una fragile palla azzurra sospesa nel vuoto freddo e buio dello spazio, ebbe un impatto potente sull’opinione pubblica di tutto il mondo. Quell’immagine fu una delle spinte più poderose che fecero nascere i primi movimenti ambientalisti. Da quel momento in poi, si formò una nuova coscienza collettiva di maggiore attenzione verso la Terra, verso il fragile e prezioso pianeta che chiamiamo “casa”. Nel 1970 fu inaugurata per la prima volta la “Giornata della Terra”.
La foto ebbe un impatto anche sulla scienza, sulla cultura e sulla religione, influenzò il modo di vedere le cose. Era un’immagine destinata a cambiare per sempre la percezione dell’umanità e del suo posto nell’universo. L’umanità si era vista per la prima volta allo specchio.
Veniamo infine alle riflessioni personali dei tre diretti protagonisti, che descrissero quella loro indimenticabile esperienza in varie interviste successive.
Il comandante Frank Borman: «Eravamo i primi umani a vedere il mondo nella sua maestosa totalità, un’esperienza emotivamente intensa per ciascuno di noi. Non dicemmo nulla l’uno all’altro, ma sono sicuro che i nostri pensieri fossero identici. Le nostre famiglie su quel globo rotante. E forse condividemmo un altro pensiero che ebbi allora…questo deve essere ciò che vede Dio».
Il pilota Bill Anders: «È stata la cosa più bella che avessi mai visto». Riguardo alla celebre fotografia, lo stesso Anders l’ha descritta, come abbiamo già visto, come il suo contributo più significativo al programma spaziale: «Siamo venuti fin qui per esplorare la Luna e la cosa più importante che abbiamo scoperto è stata la Terra»
Il pilota James Lovell: «Lassù è tutto in bianco e nero. Non c’è colore. Nel complesso dell’universo, ovunque guardassimo, l’unico pezzetto di colore era sulla Terra. Era la cosa più bella che ci fosse da vedere in tutto il cielo. La gente quaggiù non si rende conto di ciò che ha».

Equipaggio della missione Apollo 8

La missione Apollo 8 fu seguita anche dal famoso giornalista e divulgatore italiano, Piero Angela, che la ricordò nel suo ultimo libro “La meraviglia del tutto”. Il giornalista si trovava a Cape Canaveral per fare la telecronaca di quella missione e nel libro riporta così le emozioni di quel giorno: «Ricordo che mi commossi mentre parlavo, perché iniziai a pensare a quanto fossero assurde e stupide tutte le guerre, i conflitti, le distruzioni reciproche, che da secoli continuano a verificarsi sotto quel sottilissimo velo di atmosfera, mentre il pianeta viaggia a 100.000 chilometri orari. Un granellino, perso nel silenzio del cosmo, che però contiene un mondo pieno di luce, di bellezza, di vita. Come possiamo essere così stolti da non ricordarcelo?»

Come già detto per il “Pale Blue Dot”, anche l’Earthrise e le sue conseguenti riflessioni le inserirei nei libri di testo di tutte le scuole della Terra.

Antonio Pezzullo