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Massimo Di Quirico

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Gli scritti di Antonio Pezzullo








LA GRANDE IMPRESA



Che cosa ci "racconta" questo scudetto 2023 che sta arrivando a Napoli? In prima lettura, esso ci dice che in Italia c'è finalmente qualcosa di nuovo, dopo tanti anni di dittatura calcistica dicotomica tra le piazze di Torino e Milano.

Napoli si riaffaccia di nuovo alla grande (dopo tanti, troppi anni) sulla ribalta sportiva nazionale.

Ma questo Napoli è uno "strappo" rispetto al passato.

Il Napoli di Maradona era innanzitutto il prodotto di un "miracolo" economico della società sportiva: un'operazione geniale ma di pancia, al di sopra delle proprie capacità economiche, che avrebbe pagato a lungo termine con un prezzo altissimo, ossia col successivo fallimento. Dall'altro lato, l'azzardo economico provocò però la più grande rivoluzione calcistica italiana, grazie proprio all'immenso talento del suo calciatore simbolo. Diego divenne il "Che Guevara" del pallone. Mantenne le sue promesse, in una città e in un paese che le tradisce sempre: in quei magici 7 anni napoletani trasformò gli eterni perdenti in vincenti e gli eterni vincenti in perdenti. Resta ancora oggi un'impresa difficilmente ripetibile.

Invece, questo Napoli che si accinge a diventare Campione d'Italia è molto diverso.
Il successo di questa grande squadra, guidata con saggezza e maestria dal toscanissimo Don Luciano Spalletti da Certaldo, è un punto di discontinuità con la recente storia di Napoli e con la sua marginalità nel Paese.

Il Napoli di oggi è un’impresa costruita sui valori concreti del fare, attraverso un progetto visionario e razionale insieme, frutto di una paziente programmazione e di investimenti oculati nel rispetto degli equilibri di bilancio. Sono stati fatti anche molti sacrifici, come rinunciare ad ingaggiare campioni affermati, perché non si poteva vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche.
Proprio questa strategia alla lunga si è rivelata vincente, anche perche basata su di una solidissima organizzazione tecnico-societaria presieduta da un imprenditore di razza, che spesso non è stato capito dalla piazza. La SSC Napoli viene ora elogiata e persino studiata come un caso di "eccellenza aziendale", da prendere a riferimento, soprattutto da autorevoli giornali stranieri, che giudicano senza il condizionamento del target dei loro lettori-tifosi, come spesso accade con i giornali sportivi italiani. I risultati raggiunti hanno confermato tutto ciò: negli ultimi dieci anni il Napoli si è classificato 4 volte al secondo posto e 3 volte al terzo posto, è la squadra italiana che presenta la striscia più lunga di partecipazione consecutive alle Coppe europee. Un traguardo in un certo senso "poco napoletano", tanto per richiamare i preconcetti e i luoghi comuni tanto cari ad una parte di coloro che abitano nel nord del Bel paese.

Questo è dunque un Napoli diverso, di rottura col passato.

Le imprese sportive di Diego & Co. riscattavano la subalternità di Napoli assediata dalla camorra e funestata dal terremoto, tradita dalle tante promesse mai mantenute dell’interventismo pubblico e dalla crisi della prima repubblica.

Osimhen, Kvara, Kim, Raspadori, Meret, Politano, il magnifico capitano Di Lorenzo e tutti gli altri campioni, non hanno nulla da riscattare, poiché Napoli oggi non è una periferia dell'Italia, piuttosto un’isola felice, anche invidiata, che (come ha detto qualcuno) "vive di tempi e attese non più in connessione con il resto del Paese".

Questo scudetto ha dimostrato che anche al sud è possibile fare grande impresa e grandi imprese!

Il momento tanto atteso finalmente sta per arrivare e per fare festa si deve solo aspettare la formalità della matematica...

Parafrasando due miti di una cultura ultra millenaria:

"Amà, sta passanno ' a nuttata!" (Cit.)

"Cari napoletani, prima di uscire a festeggiare, ricordatevi di chiudere l'acqua e il gas!" ( Cit.)


Antonio Pezzullo