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Massimo Di Quirico

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Gli scritti di Antonio Pezzullo








TOP 10 DISCHI LIVE

N. 6 TRIBUTE - Ozzy Osbourne & Randy Rhoads



Ozzy Osbourne e Randy Rhoads sono stati i protagonisti di un sodalizio artistico che, seppur di breve durata, ha prodotto dei capolavori senza tempo nell’ambito della musica heavy-metal e hard-rock. Per approfondire la loro storia, vi rimando alla pillola musicale a loro dedicata.

“Tribute” è l’album dal vivo che Ozzy pubblicò il 19/03/1987, esattamente cinque anni dopo la prematura scomparsa dell’amico chitarrista avvenuta il 19/03/1982, a seguito di un tragico incidente di volo. E’ un disco-tributo straordinario che esalta il talento innato di un eccelso musicista e compositore nonché la sua virtuosissima chitarra: di fatto, è quest’ultima l’indiscussa protagonista del live ed agisce, per presenza e volume, come una “seconda voce” di straripante bellezza.

Il disco contiene le registrazioni tratte da diversi concerti tenutasi tra il 1981-82, prima della tragica scomparsa di Randy. Come tutti i grandi live, il lavoro non ha subito rimaneggiamenti in post produzione, conservando così la genuinità delle registrazioni e delle piccole imperfezioni acustiche.

La band che suona qui è una formazione di prim’ordine i cui componenti, nonostante la giovane età media, hanno già una lunga esperienza alle spalle: dal talentuoso batterista Tommy Aldridge all’eccellente bassista Rudy Sarzo, fino all’esperto tastierista Don Airey. Last but not least, le due enormi personalità del cantante Ozzy Ousbourne e del chitarrista Randy Rhoads.

Ozzy, ex storico front-man dei Black Sabbath, è nella sua piena maturità artistica, è istrionico e teatrale, sa stare sul palco come pochi al mondo e interagisce spesso col pubblico. Ha una voce inconfondibile, disciplinata e attenta alla metrica ma veloce ad adattarsi alle diverse sollecitazioni dei vari brani.

Randy è un giovane chitarrista sanguigno e ribelle, concreto e raffinato, studioso e virtuoso dello strumento: non c’è un solo brano nel disco che non sia caratterizzato dai suoi splendidi riff ed assoli, che sono straripanti, fantasiosi e di grande vitalità. La sua creatività esplosiva, basata su continue improvvisazioni, è dovuta anche all’immensa padronanza tecnica dello strumento. Lo stile proposto, così innovativo e inedito per l’heavy metal, è dovuto ai suoi intensi studi giovanili, basati su generi musicali diversi come la musica classica, il folk e le prime influenze hard rock/heavy metal. Non a caso, è stato da poco premiato come “Miglior nuovo talento” dai lettori della rivista Guitar Player e “Miglior chitarrista Heavy Metal” dalla rivista inglese Sounds: non male per un giovane chitarrista di appena 25 anni!

Già nei primi due splendidi album in studio, “Blizzard of Ozz” e “Diary of Madman”, tra i due artisti si è creata una chimica perfetta, che esalta i loro rispettivi talenti. Il live conferma questa magia ed in più, ascoltando il doppio vinile, si ha la meravigliosa sensazione di stare sotto quel palco, in quelle infuocate serate americane.

Una peculiare caratteristica del disco è data dal fatto che l’esperto Ozzy, con grande intelligenza e sensibilità artistica, lascia a Randy un enorme spazio creativo, consapevole del dono ricevuto dall’incontro con quel giovane talento che ha rilanciato alla grande la sua carriera dopo la scioccante separazione dai Black Sabbath.

La leggendaria copertina del disco consacra questo felice sodalizio artistico: la foto di Ozzy che prende in braccio Randy, nel momento culminante in cui esegue lo stratosferico assolo di Mr. Crowley, è diventata anche una delle immagini più iconiche della storia del Rock.

Passiamo ai brani del doppio vinile, di cui la maggior parte sono tratti da “Blizzard of Ozz”, conditi da qualche brano di “Diary of Madman”, con alcuni brani addirittura ripresi dal repertorio dei Black Sabbath, rivisitati e corretti dai nuovi arrangiamenti di Randy.

Lato A

Il live si apre in maniera epica con l’intro “O Fortuna” (tratta dal Carmina Burana di Orff). Su queste note classiche, ad un certo punto Ozzy grida "Rock'n'roll!!" E’ la miccia che accende il pubblico e fa partire il picchettato e potente riff di Randy, supportato dal basso pulsante di Sarzo e dalla solida batteria di Aldbridge, fino al canto di Ozzy che alza il sipario. “I Don’t Know” presenta uno degli inizi più leggendari della storia del Rock! E’ impressionante la perfezione ritmica della chitarra di Randy che impone tempi perfetti a tutta la performance del gruppo.

Subito dopo si passa alla celebre “Crazy Train”. La canzone, nata in piena guerra fredda, paragona l’umanità ad un treno in corsa impazzito ma “forse non è troppo tardi per imparare ad amare, e dimenticare come odiare”. E’ un inno pacifista, esaltato da uno dei riff più belli della storia della musica. Quest’ultimo, insieme al leggendario assolo centrale al fulmicotone di Randy (ritenuto uno dei più grandi ed innovativi dell’heavy metal), ha ispirato tante generazioni di musicisti successivi.

“Beliver”, caratterizzato dal basso pulsante di Sarzo, è un altro pezzo di bravura di Randy che con la sua chitarra metal apre le acque all’inconfondibile voce di Ozzy, particolarmente in forma in tutti i brani del live!

La versione live di “Mr. Crowley”, coi suoi memorabili assoli, è un altro capolavoro assoluto. A differenza della versione in studio, dove l’assolo finale veniva sfumato per esigenze di spazio, in questo live Randy ci mostra tutta la bellezza e l’epicità della sua composizione musicale, che potrebbe avere una vita propria. E’ proprio su questo brano che nacque uno dei gesti più leggendari della storia del rock: l’assolo finale colpiva particolarmente Ozzy che, ad un certo punto, lo prendeva in braccio alzandolo da terra mentre Randy continuava imperterrito a suonare, col pubblico che andava in delirio. L’assolo di Mr. Crowley è stato votato, dai lettori della rivista Guitar About, come il più grande assolo di chitarra heavy metal di tutti i tempi nonché uno dei più grandi assoli rock di sempre!

Lato B

“Flying High Again” è una canzone autobiografica ispirata dalla vicenda personale di Ozzy che, dopo il licenziamento dai Black Sabbath, credeva finita la sua carriera. Come in una sorta di riscatto, essa celebra il suo successo come artista solista. L’assolo di Randy è un piccolo gioiello e, pur non essendo lungo, trasmette però tanta energia facendo volare in alto anche il brano.

“Revelation Mother Earth” è un’altra perla del disco. Nella sua prima parte, protagonista è il canto intenso di Ozzy che, in una specie di preghiera laica dedicata alla Terra, sottolinea tutta la paura di consegnare un mondo peggiore ai propri figli. Randy lo accompagna all’inizio con un arpeggio delicato e sporco e poi successivamente duetta con il virtuoso pianoforte di Don Airey. L’atmosfera malinconica del brano ad un certo punto viene stravolta dall'energia liberata dall'inatteso e grandioso assolo finale, classicheggiante e sinfonico, tra i più belli ed emozionanti del grande chitarrista.

“Steal Away (The Night)” è un pezzo che corre oltre i 100 km orari, con la parte ritmica, batteria e basso, particolarmente sollecitata. Il plettro di Randy li segue veloce ma ad un certo punto tutti si fermano per lasciare spazio al lungo assolo di batteria di Tommy Aldridge, quasi a concedere un attimo di tregua agli ascoltatori dopo l’iniziale velocità supersonica.

Lato C

“Suicide Solution” è il lungo brano dedicato alla memoria di Bob Scott, il cantante storico degli AC/DC morto a seguito dell’abuso di alcol. Ozzy ci teneva molto al pezzo perché denuncia l'autodistruzione provocata dalla dipendenza dall’alcol, nella quale anche lui ci era cascato. La versione è caratterizzata dal possente riff metallico di Randy, che fa un’esibizione nell’esibizione: ad un certo punto tutta la band si ferma per lasciare la scena alla sola chitarra di Randy che, da par suo, si produce in un assolo metal di grande suggestione, con richiami classicheggianti che ricordano Bach: è un portento di tecnica e classe cristallina!

“Iron Man”, è un famoso pezzo dei Black Sabbath, una pietra miliare dell’heavy metal che l’arrangiamento di RR (la sigla con cui i fan indicano il chitarrista) rende ancora più affascinante.

“Children of the Grave” è un altro brano dove l’assolo di Randy è appassionato, pieno di sentimento e talmente fluido che sembra un usignolo che canta la sua melodia.

Segue “Paranoid”, altro storico brano dei Black Sabbath, dove il virtuoso chitarrista riesce a metterci ancora del suo: la ritmica è una svisata continua, una sperimentazione progressiva, una struttura che si fa ora possente ed ora agile, in un'alternanza continua che conduce ad un assolo nuovo ed estremamente tecnico. Molti ritengono questa versione sia addirittura migliore dell’originale.

Lato D

“Goodbye To Romance” è la bella ballata romantica che apre l’ultima facciata, particolarmente amata e ben cantata dallo stesso Ozzy, in cui il talento di Randy è meno ribelle e più funzionale alla canzone. L'assolo di chitarra è dolce e struggente, tra i più personali del grande artista.

“No Bone Movies” è una canzone che parla dell'avversione contro i film pornografici. Per molto tempo si è spesso ritenuto che il genere heavy metal fosse accostato solo a tematiche “non positive”. In realtà, basta ascoltare i testi dei brani presenti in Tribute per essere smentiti. Musicalmente, il brano è un potente rock dove il riff continuo di Randy guida tutti fino alla fine, con un assolo centrale dal suono vagamente slide.

Il disco si chiude con una grande sorpresa. Le luci del palco si sono ormai spente definitivamente ma c’è ancora una traccia, una cosiddetta out-take: “Dee”. E’ il “provino” in studio del brano che Randy aveva dedicato alla madre. Il brano strumentale, di sola chitarra classica, presente nel disco Blizzard of Ozz, ci ricorda altresì l’origine del suo talento e della sua passione per la chitarra classica, di cui era diventato sin da giovanissimo un maestro nella scuola di musica “Musonia” diretta dalla madre.
Nel sentire questa prova, l’ascoltatore ha la sensazione di stare in quello studio di registrazione, al di là del vetro, ad assistere alla nascita del pezzo. All’inizio si sentono le indicazioni del produttore arrivate in cuffia al chitarrista ("rolling!") ma anche le imperfezioni o i passaggi errati, che lo stesso autore censura ("beeeeps"). Ma Randy non molla dato che è alla ricerca puntigliosa di un qualcosa che suoni più delicato e fluido. L’opera d’arte, come per magia, un poco alla volta prende forma fino alla meraviglia finale, dove il chitarrista esclama soddisfatto: "it's not bad, it's getting smoother now". L’ultimo suono che si sente è il rumore di Randy che poggia la sua chitarra e lascia lo studio di registrazione: è qualcosa di commovente, noi dall’altra parte del vetro vorremmo dirgli di non andarsene, di restare ancora…è un addio struggente.

Il disco è indubbiamente un capolavoro, sia per la dimensione di live autentico e genuino, sia per la grande performance di tutti i membri della band. Al contempo, è la testimonianza storica di uno dei momenti più alti (se non il più alto) della lunga carriera solista di Ozzy Osbourne che (insieme ai tanti fan sparsi in tutto il mondo) non ha mai dimenticato quel talento purissimo, che ha ridisegnato e reso ancora più grande l’heavy metal, scomparso troppo presto a soli 25 anni.

Antonio Pezzullo

«Se non fosse per la sua morte nel 1982 in un incidente aereo, la sua già enorme influenza sulla chitarra heavy metal sarebbe aumentata di cento volte» (Rolling Stone Magazine)

«Randy è stato di gran lunga il miglior musicista con cui io abbia lavorato e probabilmente il migliore con cui mai lavorerò. La piccola quantità di effettive registrazioni che ha lasciato è infinitesimale rispetto a quello che sarebbe stato capace di fare. Ed era un ragazzo così generoso e adorabile» (Tommy Aldridge)

«Non ho rimpianti, tranne quello di non essere stato lì quel giorno per impedire a Randy di salire su quell'aereo» (Ozzy Osbourne)