Gli scritti di Antonio Pezzullo
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RENATO CAROSONE: il maestro napoletano che conquistò il mondo!
In occasione della nascita del grande maestro Renato Carosone, avvenuta a Napoli il 3 gennaio del 1920 nella zona di piazza Mercato, la "pillola" musicale di oggi è "Pigliate 'na pastiglia", nella versione dell'Orchestra italiana di Renzo Arbore e che vede peraltro la straordinaria partecipazione dello stesso Carosone al piano, il quale ci delizia con un assolo memorabile. E' la versione più briosa di questo capolavoro.
Renato Carosone è stato un vero e proprio rivoluzionario della musica italiana e napoletana. Fu il primo artista a discostarsi dalla grande tradizione melodica italiana e napoletana, inserendo nelle sue composizioni, sin dagli anni cinquanta, i nuovi sound e ritmi d'oltreoceano che erano stati portati dagli alleati in Italia durante la seconda guerra mondiale. A sua insaputa, fu il capostipite di quel nuovo movimento musicale che sarebbe nato all'ombra del Vesuvio tanti anni dopo e chiamato "Neapolitan power". Esso vide come primi "seguaci", negli anni sessanta Peppino Di Capri e gli Showmen, negli anni settanta i Napoli Centrale, negli anni ottanta l'artista che l'avrebbe sublimato: Pino Daniele.
Carosone mostrò sin da bambino una passione precoce per la musica, cominciando a suonare un vecchio pianoforte di famiglia. Intraprese gli studi classici ed a soli 17 anni Carosone si diplomò in pianoforte al prestigioso Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli. Nello stesso anno venne scritturato da una compagnia d'arte e partì per l'Africa orientale italiana dove fece tanta gavetta.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale fu richiamato alle armi sul fronte della Somalia italiana ma continuò a suonare, soprattutto per i militari che, per poche ore, volevano dimenticare la tragedia della guerra.
Nel dopoguerra avvenne la svolta, insieme al chitarrista americano Peter Van Vood ed all'amico batterista napoletano Gegè Di Giacomo creò il "Trio Carosone", che si fece subito notare per quel loro stile musicale così diverso, veloce ed allegro, che mischia vari generi, dalla canzone napoletana al blues, dal jazz allo swing, dal boogie-woogie al Rock and roll. Van Vood era anche un innovatore della chitarra elettrica, introdusse la pedaliera allo strumento per avere vari effetti sonori. Gegè di Giacomo era un virtuoso della batteria ma anche un attore consumato, tanto da aprire i concerti del trio con la celebre frase: "Canta Napoli!"
Negli anni successivi la band si allargò, uscì Van Wood ma entrarono altri musicisti. La band di Carosone strappò subito un record: furono i primi cantanti ad apparire nella neonata TV italiana, esattamente il 3 gennaio 1954.
Il primo grande successo commerciale arrivò proprio nel 1954 quando, ispirato dalla moglie, scrisse "Maruzzella", che diventò un classico della canzone napoletana e che lo consacrò definitivamente. Nel 1955 la sua band inaugurò un locale appena nato che avrebbe fatto la storia della musica italiana: "La Bussola" a Marina di Pietrasanta in Versilia.
I brani di questo periodo furono delle vere e proprie parodie umoristiche come "Io mammeta e tu", "T'è piaciute" e "Giuvanne cu'a chitarra" (trasposizione napoletana della celebre Jonny Guitar). Altro brano memorabile fu "Pianofortissimo", un brano strumentale dove emerge il suo virtuosismo pianistico.
Subito dopo Carosone iniziò un fortunato sodalizio artistico con il paroliere Nicola Salerno (in arte Nisa) che lo porterà al successo planetario. Nacquero così altri famosissimi brani, frutto di quella personale rielaborazione e commistione di stili, come "O suspiro", "Tu vuò fà l'americano", "Caravan petrol", "A sunnambula", "Lazzarella", "Pigliate 'na pastiglia" e "Torero", canzone che verrà tradotta in 12 lingue e rimarrà per due settimane in vetta alle classifiche americane. Renato Carosone ha un altro record assoluto: è stato il primo artista italiano ad aver venduto dischi non incisi in lingua inglese negli Stati Uniti! L'unico che ci riuscirà dopo di lui sarà solo Domenico Modugno con "Nel blu dipinto di blu".
La leggenda vuole che uno dei suoi brani più celebri (Tu vuò fa l'americano) sia stato musicato, con l'irresistibile boogie-woogie del maestro, in soli 15 minuti e che il testo scritto fosse ispirato ad uno studente stravagante che si vedeva spesso passeggiare in Via Toledo a Napoli: un giovanissimo Renzo Arbore!
In quegli anni Carosone si esibì sui palcoscenici di tutto il mondo. Fu il primo artista di musica leggera a tenere un concerto al "Carnegie Hall" di New York, tempio dedicato fino ad allora ai soli concerti di musica classica.
Alla fine degli anni Cinquanta, all'apice della sua notorietà e del suo successo mondiale, inspiegabilmente decise di ritirarsi dalle scene artistiche. Fu rimpianto per tanti anni successivi.
Ritornò sulle scene solo poche volte come nel 1975, in uno concerto straordinario allo storico locale "La Bussola" in Versilia, in occasione del ventennale della sua apertura. L'evento fu epocale e la RAI allestì una storica trasmissione intitolata "Bentornato Carosone" per riprendere la serata sul primo canale. Persino la CBS approfittò dell'occasione per incidere un suo disco da vivo.
Nel 1989 partecipò al Festival di Sanremo con "Na canzuncella doce doce". La successiva tournèe mondiale fu un grande successo. Dopo tanti anni, il pubblico non l'aveva dimenticato.
Nel 1999 anche l'America rese omaggio al maestro attraverso il film "Il talento di Mr Ripley", che ha come colonna sonora portante il brano "Tu vuò fa l'americano".
E' morto il 20 maggio del 2001, lasciandoci una grande eredità musicale. Curiosamente, quel giorno mi trovavo a Londra e mi colpì molto il fatto che la TV inglese avesse trasmesso un servizio dedicato alla scomparsa del grande maestro.
Anche dopo la sua morte, non sono mancati gli omaggi di tanti artisti italiani e stranieri.
Nell'estate 2010 è diventata una hit mondiale la versione dance-elettronica di "Tu vuò fa l'americano" del duo australiano di musica elettronica Yolanda Be Cool, il cui titolo è stato riadattato in "We No speak americano".
Antonio Pezzullo
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