Gli scritti di Antonio Pezzullo
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I “miei” Caravaggio
(Una selezione dei migliori dipinti del genio)
PRIMA PARTE
Le opere all’estero
Michelangelo Merisi, detto il “Caravaggio”, oggi è unanimemente considerato come uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. Ma non è stato sempre così: famoso durante la sua vita, fu dimenticato per molto tempo dopo la sua scomparsa ed è stato poi riscoperto solamente a partire dalla metà del Novecento.
Sin dai banchi di scuola mi sono appassionato alla sua arte rivoluzionaria ma solo col tempo sono riuscito ad ammirare dal vivo una buona parte dei suoi quadri più famosi, tra cui molti sparsi per il mondo. Sebbene la maggioranza dei suoi dipinti fanno parte ancora oggi dell’immenso patrimonio artistico del “Bel Paese”, una parte della sua produzione si trova anche all’estero, a seguito del disfacimento di magnifiche collezioni antiche (Giustiniani, Del Monte, ecc.) dove gli eredi vendettero ai migliori offerenti un patrimonio artistico inestimabile.
Questa mia personale “galleria” dipende ovviamente dai luoghi che ho visitato. Inizio la carrellata riportando tutti i suoi capolavori che ho visto al di fuori dell’Italia. Le seguenti foto sono esclusivamente le mie personali (all right reserved), salvo quelle dove è diversamente indicato.
LONDRA
THE NATIONAL GALLERY
La più prestigiosa pinacoteca britannica si trova al margine di Trafalgar Square. Inizio da Londra perché, curiosamente, è stato proprio qui che ho visto dal vivo, in occasione della prima volta che visitai la città, uno dei primi e più bei quadri di Caravaggio.
Cena di Emmaus (1601) - Olio su tela – 141x196 cm
Esistono due quadri dell’artista che raffigurano questo stesso soggetto: il primo del 1601 si trova oggi nella National Gallery di Londra mentre l’altro del 1606 è alla Pinacoteca di Brera a Milano. Il dipinto sotto fu commissionato dal nobile romano Ciriaco Mattei. Attraverso varie vendite, l’opera è arrivata infine nella capitale inglese.
La Cena di Emmaus s’ispira al celebre episodio evangelico. Tre giorni dopo la Pasqua, due discepoli di Gesù si allontanano da Gerusalemme e si mettono in cammino sulla via per Emmaus. Mentre discutono tra di loro, all’improvviso sono affiancati da un viandante che chiede il perché di quella discussione. I due gli raccontano tutto ciò che era successo a Gerusalemme in quel fine settimana, fino alla scomparsa del loro maestro. Lo straniero si affianca nel cammino e spiega loro le sacre scritture che preannunciavano quell’evento. Mentre sta per andarsene, colpiti da quella sapienza, i discepoli lo invitano a restare con loro per la cena. Il quadro del Caravaggio è un’istantanea meravigliosa di quel momento culminante, quando durante la cena lo sconosciuto compie il gesto della benedizione del pane e del vino. Proprio in quel preciso istante i discepoli finalmente comprendono: Cleofa a sinistra sta sobbalzando dalla sedia mentre Giacomo a destra allarga le braccia per la meraviglia. Solo l’oste non è consapevole di ciò che sta succedendo, pur mostrando stupore. Il Cristo risorto apparso ai discepoli è qui rappresentato con un volto giovane, con le fattezze del buon pastore ed il suo braccio proteso in avanti dà l'impressione di profondità spaziale così come le braccia allargate del discepolo.
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Strepitosi sono i dettagli pittorici: la bellezza delle pieghe della tunica del Risorto, la tavola imbandita con un magnifico cesto di frutta in primo piano. Caravaggio ci dà un saggio della sua maestria nel dipingere stupende nature morte molto realistiche, tipico della scuola pittorica lombardo-veneta, basti osservare la mela leggermente bacata.
Questo magnifico dipinto rientra tra i miei capolavori preferiti del grande maestro.
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Cena di Emmaus – dettaglio (foto internet)
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Salomè con la testa del Battista (1607-10) – Olio su tela – 91x106 cm
Si ritiene che questo quadro sia stato dipinto durante il suo soggiorno a Napoli. In questo periodo della sua vita in cui è fuggiasco dopo la condanna capitale subita a Roma, la sua pittura si fa sempre più nera, così come le raffigurazioni delle teste mozzate sono sempre più frequenti. Il soggetto di questa tela, che sarà ripreso anche in altre sue opere, è tratto dal Vangelo: Erodiade chiede alla giovane figlia Salomè di pretendere in dono da Erode la testa di Giovanni Battista dopo aver ballato per lo zio durante il suo banchetto. Il volto di Salomè è della stessa modella che ritroviamo nelle “Sette opere di misericordia”, così come quello del carnefice è lo stesso di un flagellatore che ritroviamo nella “Flagellazione di Cristo”. Caravaggio raffigura però Salomè in una situazione nuova, dove non appare crudele, ha obbedito a sua madre per accontentarla ma non sembra convinta della sua azione. Dal suo sguardo si nota che è dubbiosa, quasi pentita di aver contribuito a togliere la vita ad un santo. Probabilmente il dipinto fu inviato da Napoli a Malta allo scopo di ingraziarsi il Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri di Malta. In seguito, è arrivato a Londra.
Ragazzo morso da un ramarro (1596) – Olio su tela – 66x49,5 cm
Nella foto sopra, accanto al Salomè si può scorgere il terzo quadro del maestro esposto in questo museo. E’ un’opera giovanile, probabilmente dipinta quando era ancora a perfezionarsi nella bottega del Cavalier d’Arpino a Roma. Esistono due versioni di questo quadro, la prima in una collezione privata (Fondazione Longhi) a Firenze e l’altra a Londra. In quest'opera di natura grottesca, Caravaggio mostra, come in un "fotogramma", la raffigurazione della reazione spaventata di un giovane di fronte al morso di un ramarro sbucato dai fiori e frutti in cui era nascosto.
MALTA
CONCATTEDRALE DI SAN GIOVANNI
LA VALLETTA
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Interno cattedrale
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La decollazione di San Giovanni Battista (1608) – Olio su tela – 361x520 cm
Nella capitale maltese si può ammirare quest’opera gigantesca, la più grande tela mai dipinta dall’artista, che occupa tutto il muro per cui era stata ideata, all’interno dell’oratorio dei Cavalieri della Concattedrale di S. Giovanni a La Valletta.
Il quadro illustra il momento della vera e propria esecuzione ai danni del Battista, dopo che Salomè, sobillata dalla madre Erodiate, ha preteso da Erode la testa del santo.
C’è una grande maestria dell’artista nel creare la profondità dello spazio grazie al sapiente mix di chiaro-scuro. Si passa dal contrasto tra il buio del carcere in secondo piano e la luce che illumina in primo piano sia il corpo del boia che sta per decapitare il Battista, sia gli altri personaggi.
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Particolare Decollazione – Foto da Internet
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Una giovane sta portando il recipiente che raccoglierà la testa del santo, al suo fianco una donna anziana si copre la testa per l’orrore mentre il carceriere assiste imperterrito. Sulla destra due carcerati osservano l’esecuzione da dietro la grata. E’ l’unica opera che porta la firma del pittore (Fra Michelangelo) incisa nel sangue che esce dal collo del Battista.
I committenti apprezzarono talmente l’opera al punto che Caravaggio fu nominato Cavaliere e ricevette la croce di Malta.
Nonostante ciò, il suo soggiorno a Malta non sarebbe durato molto a causa del suo carattere irascibile che lo avrebbe fatto scontrare con un potente Cavaliere e costretto, ancora una volta, alla fuga.
Questo dipinto, insieme a tutti quelli eseguiti dopo la sua fuga da Roma, presenta una intensità spirituale che corrisponde ai suoi tormenti interiori e al suo desiderio di redimersi.
San Girolamo scrivente (1608) – Olio su tela – 117x157 cm
San Girolamo è considerato un Dottore delle Chiesa cattolica per la sua opera di traduzione della Bibbia dalla lingua ebraica a quella latina, la cosiddetta Vulgata.
Il dipinto raffigura San Girolamo in una cella monastica, proprio mentre sta facendo la traduzione. Il personaggio è anziano e circondato da una serie di elementi simbolici presenti spesso nella tradizionale rappresentazione del Santo.
Sul tavolo è presente un teschio che rappresenta un elemento di meditazione sulla fugacità della vita e sulla ricerca della salvezza. Il teschio illuminato dalla luce sembra dire ai fedeli che solo con la coscienza della morte si ha la vera visione della vita.
Il volto del Santo è quello del Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, che Caravaggio ritrasse proprio per ringraziarlo per l’aiuto e la protezione che gli aveva assicurato a Malta, dopo la sua fuga da Roma.
Come in tutte le opere della tarda maturità dell’artista, la tavolozza dei colori è limitata, la composizione tende più allo scuro e l'arredamento è più sobrio. Questa è un'opera dipinta in esilio e, come molte altre di questo periodo, ha una spiritualità che ci fa intuire i suoi tormenti interiori ed il suo desiderio di redimersi dagli sbagli commessi in passato.
Di quest'opera Caravaggio fece altre due versioni, una è conservata nella collezione di Villa Borghese a Roma mentre l’altra è conservata al Museo del monastero del Monteserrat, vicino Barcellona.
PARIGI
Caravaggio non ha avuto niente a che fare con Parigi dove non si è mai recato. Tuttavia, nel corso del tempo, il grande museo del Louvre ha comunque acquisito alcuni suoi capolavori.
MUSEO DEL LOUVRE
Morte della Vergine (1604) - Olio su tela – 369x245 cm
Questo capolavoro fu rifiutato dal committente, che voleva inserirlo come pala d’altare nella propria Cappella (Cherubini) nella chiesa romana di Santa Maria della Scala in Trastevere - gestita dall’ordine dei padri carmelitani scalzi, perché la figura della Madonna si discostava troppo dall’iconografia classica: era priva di qualsiasi contributo mistico. Nel riprodurre la drammatica scena, Caravaggio si era probabilmente ispirato alla figura di una cortigiana ritrovata annegata nel Tevere, col ventre gonfio e coi piedi ritratti nudi fino alle caviglie.
Un’ipotesi moderna formula che fosse Anna Bianchini, la modella che aveva già posato per i suoi dipinti “Maddalena Penitente” e “Riposo durante la Fuga in Egitto”.
Anche per questi motivi, il pittore Giovanni Baglione, suo biografo, scrisse che “la Madonna della Scala in Trastevere l’aveva fatta con poco decoro, era gonfia con le gambe scoperte, perciò fu levata via”.
Sovrastata da un caratteristico drappo rosso spesso presente nei suoi dipinti, la scena, ai lati in penombra, è illuminata da una potente diagonale di luce che, partendo dall’alto a sinistra ed arrivando fino in basso a destra, la rende molto realistica e toccante. Maria Maddalena è seduta in basso, ha chinato la testa e sta piangendo mentre gli apostoli intorno alla Vergine, distesa senza vita su un lettino, sono profondamente addolorati. In questo sapiente miscuglio di chiaro-scuro, Caravaggio riesce a farci percepire tutto il reale dolore umano di quella grave perdita. Qui non c’è niente di trascendentale, di sovrannaturale, c’è semplicemente la morte rappresentata magistralmente in tutta la sua natura drammatica e terrena. Il grande artista anche qui dimostra che la sua “narrazione” pittorica è basata fondamentalmente sulla rappresentazione della realtà.
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La grandiosità di questa tela con la sua forte carica emotiva e la strepitosa qualità pittorica non tardò ad essere compresa. Il noto pittore fiammingo Rubens, appena la vide, consigliò al suo protettore, il Duca di Mantova, di acquistarla immediatamente. Le cronache del tempo riferiscono che il quadro non potette essere spedito subito dopo l’acquisto perché per oltre una settimana, dopo averlo saputo, i più famosi pittori operanti a Roma erano accorsi a vederlo prima di farlo partire per Mantova: inconsapevolmente era nata la prima “mostra di Caravaggio” della storia!
La tela ebbe un impatto artistico notevole che influenzò profondamente tutta la successiva pittura barocca. A seguito di una serie successive di vendite, passò per i Re di Inghilterra e di Francia fino ad arrivare al Louvre.
E’ un altro dei mie capolavori preferiti del maestro!
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Dettaglio – foto da Internet
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Buona Ventura (1596-97) - Olio su tela – 99x131 cm
Caravaggio può essere definito il “maestro del vero”. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi lo definisce “il primo pittore della realtà”, perché in molte sue opere rappresenta quello che accade nel posto in cui vive. In un certo senso, la sua pittura è una precorritrice della fotografia perché fissa l’istante della realtà in un quadro.
Questo dipinto ne è un classico esempio. Anche di questo quadro, così come di altri, esistono due versioni. La prima versione è quella che si trova nella Pinacoteca Capitolina di Roma mentre la seconda versione è quella che si trova al Louvre.
Il soggetto qui è la rappresentazione di una scena di vita di strada nella Roma del suo tempo, utilizzando dei modelli trovati per le vie, come una giovane zingara che, mentre legge la mano ad un giovane ingenuo, gli sfila abilmente l’anello senza farsene accorgere. L’artista stesso affermava che la natura l’aveva fornito di maestri a sufficienza e non aveva bisogno di prendere come riferimento per le proprie opere dei modelli classici.
Il quadro fu dipinto dall’autore senza avere una commissione, lo creò semplicemente per se stesso. Come ne “I bari”, un altro famoso dipinto di questo primo periodo, Caravaggio, illustrandoci contemporaneamente la realtà e la bellezza, voleva dare un monito morale contro il malcostume della preveggenza (o del gioco d’azzardo).
Entrambi i soggetti ideati dal Caravaggio ebbero una grande fortuna. I suoi seguaci, tra cui i pittori fiamminghi che erano spesso presenti a Roma, riempiranno tutta l’Europa di scene di bari e di scene in cui si legge la mano ad un giovane.
Queste scene di vita di tutti i giorni che Caravaggio aveva riportato nei suoi quadri vennero apprezzate dal suo mecenate, il cardinale Del Monte, che li acquistò senza indugio. La disgregazione della sua preziosa collezione avvenuta nei secoli successivi ha portato quest’opera oggi al Louvre.
NEW YORK
La “grande mela” ha il più imponente complesso museale del nuovo mondo. Il Metropolitan Museum of Art (The MET) è sicuramente il più prestigioso per la ricchezza e la qualità delle opere d’arte in esso contenute, che vanno dalla preistoria fino ai nostri giorni. La sede principale si trova al centro di Manhattan mentre la sede secondaria (The Closters) dedicata all’arte medioevale si tova a nord dell’isola.
METROPOLITAN MUSEUM OF ART
I Musici (Concerto) (1595) – Olio su tela – 88x116 cm
Il dipinto, appartenente al suo primo periodo romano, fu commissionato dal cardinale Del Monte, suo mecenate e uomo di grande cultura che aveva un vivo interesse per l’arte e la musica. È uno dei dipinti giovanili più complessi di Caravaggio, per la presenza di ben quattro figure che probabilmente furono dipinte dal vivo. Il ragazzo che suona il liuto è il ritratto di un suo amico pittore (Mario Minniti) mentre quello accanto è un suo autoritratto giovanile.
E’ una fantasia allegorica sul tema della musica, con i giovani che sono idealizzati in un contesto astratto e con volti raffinati e delicati. Nonostante il fatto che fosse un’allegoria sulla musica, nel dipinto l’artista conserva comunque il suo stile di dipingere i suoi modelli direttamente sulle sue tele senza disegni preparatori e soprattutto creando opere d'arte che raffigurano le persone nel modo più naturale possibile, anche se qui sono vestiti con abiti d’epoca classica.
Il Suonatore di Liuto (1597) – Olio su tela – cm 100x126,5
ll “Suonatore di Liuto” che si trova oggi nel Metropolitan Museum sarebbe quello riportato nell'Inventario dei beni del cardinal Del Monte, il suo mecenate. Per questi motivi viene detto anche il “dipinto Del Monte”.
Alla morte del cardinale, gli eredi lo vendettero alla famiglia Barberini e per questo motivo fu collocato per molto tempo nel celebre palazzo Barberini in Via delle Quattro Fontane a Roma. Nel 1939 venne di nuovo venduto ed arrivò a New York.
Esistono due versioni di questo dipinto. Questa è la seconda versione, più spoglia e senza la natura morta che è presente invece nella prima versione che si trova oggi all’Ermitage di San Pietroburgo.
SAN PIETROBURGO
MUSEO DELL’ERMITAGE
Il museo dell’Ermitage a San Pietroburgo (Russia) si trova in un complesso di edifici, lungo il fiume Neva, che in origine faceva parte della reggia imperiale che per due secoli ospitò le famiglie degli zar Romanov.
Di questo complesso di edifici fanno parte: il Teatro dell'Ermitage, il Grande Ermitage, il Piccolo Ermitage, il Palazzo d'Inverno.
Il museo dell’Ermitage ha, tra l’altro, una collezione di pittura italiana impressionante, dal Giorgione al Botticelli, da Tiziano al Caravaggio, ecc.
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San Pietroburgo - Palazzo d’inverno
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Il Suonatore di Liuto (1596) – Olio su tela – 94x119 cm
L’Ermitage possiede una sola opera di Caravaggio ma di grande bellezza: la prima versione del “Suonatore di Liuto”.
Questa fu la prima versione di due quadri che Caravaggio fece aventi lo stesso soggetto. Il dipinto ora all'Ermitage di San Pietroburgo proviene dalla collezione del cardinale Giustiniani come è testimoniato in un inventario del 1638. Per questo motivo, esso è definito come il “dipinto Giustiniani”.
A seguito del disfacimento della collezione Giustiniani, nel 1808 fu acquistato a Parigi dal Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. Questa prima versione “Giustiniani” è più ricca della seconda versione “Del Monte” per la presenza di una splendida doppia natura morta alla destra del musicista.
Il pittore suo contemporaneo Giovanni Baglioni, che scrisse una famosa biografia del Caravaggio, così parlava di questo dipinto nella sua descrizione del 1642: "…e dipinse per il Cardinale anche un giovane, che sonava il Lauto, che vivo, e vero tutto parea con una caraffa di fiori piena d'acqua, che dentro il reflesso d'una finestra eccellentemente si scorgeva con altri ripercortimenti di quella camera dentro l'acqua, e sopra quei fiori eravi una viva rugiada con ogni esquisita diligenza finta. E questo (disse) che fu il più bel pezzo, che facesse mai".
POTSDAM
PINACOTECA PALAZZO DI SANSSOUCI
Il Palazzo reale di Sanssouci è uno dei più famosi castelli di Potsdam, vicino Berlino, costruito nel corso del Settecento da Federico II di Prussia. Il castello ed il parco sono considerati come la “Versailles tedesca”.
Per fortuna, il palazzo è scampato alle distruzioni della seconda guerra mondiale e le sale interne sono riccamente decorate così come lo erano nei secoli scorsi. La sua Pinacoteca (Bildergalerie) contiene tra l’altro un famoso dipinto del Caravaggio.
L’incredulità di San Tommaso (1600-01) – Olio su tela – 107x146 cm
Il quadro faceva parte della famosa collezione Giustiniani. Il dipinto fu concepito come un “sopra porta” e quindi si poteva vedere dal basso verso l’alto. A seguito della dispersione e vendita della cospicua collezione da parte degli eredi, il dipinto arrivò in Prussia nel 1816 quando fu acquistato dallo stato tedesco. Dopo vari trasferimenti, scampando alle distruzioni della seconda guerra mondiale, oggi si trova alla Pinacoteca (Bildergalerie) di Potsdam del Palazzo reale di Sanssouci.
La vicenda rappresentata è tratta dal Vangelo secondo Giovanni. Dopo la Resurrezione, Gesù apparve nel cenacolo una prima volta agli apostoli ed in quell’occasione era assente Tommaso, che non credette al loro racconto. La settimana dopo Gesù apparve di nuovo ai discepoli e stavolta c’era pure Tommaso. Allora avvicinandosi a quest’ultimo lo esortò: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”
Caravaggio raffigura l'apostolo Tommaso mentre infila un dito nella ferita del costato di Gesù che accompagna benevolo la sua mano, con altri due apostoli che osservano la scena. Fantastico è il gioco di luce che illumina il dubbio e lo stupore di Tommaso con il corpo del Risorto. Gli apostoli, a differenza di Gesù, sono vestiti come dei poveri pellegrini in abiti seicenteschi. I corpi sono ravvicinati, le quattro teste quasi si toccano. Il quadro ha una forza essenziale, è il Vangelo che offre al Caravaggio la possibilità di parlare con la migliore lingua che conosce, quella dei corpi, senza trascendenza.
Ancora una volta, il linguaggio dei corpi della pittura di Caravaggio è potente ed espressiva, ne sentiamo quasi la carnalità, arriva subito allo spettatore: qui l’artista ci dice che non è risorto un fantasma ma un vero e proprio corpo!
BERLINO
GEMÄLDEGALERIE
Amor Vincit Omnia (1602-03) - Olio su tela – 156x113 cm
Il titolo deriva dalla locuzione latina “Omnia vincit amor” che significa “l’amore vince su ogni cosa”. Il dipinto, noto anche come il Cupido di Caravaggio, fu creato su commissione del marchese Vincenzo Giustiniani, suo grande estimatore.
La fama di bellezza di questo quadro iniziò fin dalla sua creazione. Faceva parte della straordinaria collezione del marchese Giustiniani. Lo testimonia un inventario del 1638 dove si legge: “Nella stanza grande de' quadri antichi...n.9, un quadro con un Amore ridente in atto di dispregiar il mondo, che tiene sotto con diversi strumenti, corone, scettri et armature chiamato per fama il Cupido di Caravaggio dipinto in tela”.
Insieme al Suonatore di Liuto (oggi all’Ermitage di San Pietroburgo), divenne il quadro più celebre della collezione Giustiniani che purtroppo, nel corso dei secoli, fu poi smembrata dagli eredi che la vendettero a diversi acquirenti di tutta Europa.
Si sa che il quadro fu molto invidiato da un pittore rivale del tempo di Caravaggio, Giovanni Baglione, peraltro suo biografo, che tentò di imitarlo senza riuscirci. Con quest’ultimo nacque anche una disputa che si tramutò in un processo per diffamazione, dovuto al fatto che il Caravaggio riteneva il rivale non degno di essere artisticamente un “Valentuomo”. Dai verbali del processo è lo stesso Caravaggio che spiega al giudice che cosa significa “Valentuomo”, ossia “che sappi dipinger bene, imitar bene le cose della natura”.
Imitare bene un’allegoria dell’amore che nessuno poteva vedere non era facile. Su questo tema nacque dunque una disputa pittorica che portò Baglione a sfidare Caravaggio su come rappresentare l’amore. Baglione allora dipinse per lo stesso marchese Giustiniani il suo “Amore Divino” che è rappresentato come un guerriero che tiene sotto il suo piede l’Amor profano, rappresentato da un giovane nudo. Caravaggio per contro rappresentò “Amore Profano” nel quadro in oggetto. Oggi i due dipinti sono uno accanto all’altro, sulla stessa parete della Galleria a Berlino perché furono venduti insieme.
Il quadro di Caravaggio sull’Amore profano (o sensuale) però è un capolavoro pittorico senza eguali. E’ una raffigurazione profondamente naturalistica anche se allegorica.
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Dettaglio – foto da Internet
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La figura di Cupido è quella reale di un suo giovane allievo-pittore del tempo, Cecco del Caravaggio. Il suo sguardo sorridente e la sua posa simboleggia la vittoria ed il trionfo. Innanzitutto, l’amore trionfa sul potere terreno (simboleggiati dalla corona e dallo scettro), vince sulle armi (corazza), trionfa sulle lettere (libro di poesie, penne, corona d’alloro del poeta), trionfa sulla musica (violino, lo spartito che peraltro inizia con la V di Vincenzo Giustiniani), sull’architettura (squadra e compasso) sul globo celeste (su tutto l’universo).
Il senso ultimo di questo quadro va forse rintracciato in una celebre frase del poeta Virgilio: “l’amore vince tutte le cose e anche noi rassegniamoci al dominio d’amore”.
MADRID
MUSEO DEL PRADO
Davide e Golia (1597-98) – Olio su tela – 116x91 cm
La scena biblica di Davide che decapita il gigante Golia è una delle più rappresentate nella storia dell’arte ed anche Caravaggio si è cimentato più di una volta su di essa.
Questo quadro non ha una storia nota sin dall’origine, nel senso che riemerge dall’oblio solo grazie ad un inventario di una collezione reale spagnola del ‘700.
Pertanto, non si conosce il committente ma gli storici dell’arte lo fanno risalire ai tempi in cui l’artista era ospite del cardinale Del Monte, suo mecenate. Caravaggio sceglie di rappresentare l'eroe Davide molto giovane, dopo che ha già decapitato il gigante, nel momento in cui sta afferrando i capelli della testa di Golia per poi portarla in trionfo. Qui il pittore non si sofferma sulle espressioni derivate dall’atto di violenza, sembra quasi una rilettura astratta della vicenda biblica.
Sicuramente il quadro è meno famoso del “Davide con la testa di Golia” della Galleria Borghese di Roma, quest’ultimo ha una forza espressiva molto più potente.
Per questo quadro oggi al museo del Prado non c’è però l’unanimità degli studiosi sulla paternità del dipinto anche se lo stile e le sembianze di Golia sembrano proprio quelle dello stesso pittore. E’ noto che dopo aver ricevuto nel 1606 a Roma la condanna alla decapitazione per l’omicidio di un uomo durante un litigio, Caravaggio inizierà a disegnare nei suoi quadri, in modo ossessivo, scene di persone decapitate con la sua faccia perché è un peccatore angosciato, consapevole dei propri vizi ma invaso da un forte senso di colpa e desiderio di redenzione.
TOLEDO
La storica città di Toledo, antica capitale della Spagna, ha una bellissima cattedrale, Santa Maria di Toledo, che è considerata il capolavoro dello stile gotico in Spagna.
Oltre alla bellezza della struttrura, la cattegrale ha una grande Sagrestia che è affrescata da alcuni artisti spagnoli ed italiani come Luca Giordano.
Inoltre, alle pareti, ha una serie di quadri così prestigiosi che difatti è una vera e propria pinacoteca, che raccoglie vari capolavori dell’arte spagnola ed italiana, tra cui quelli di artisti celebri come Raffaello, Tiziano e naturalmente Caravaggio.
MUSEO TESORO CATEDRALICIO
San Giovanni Battista (1598) – Olio su tela – 169x112 cm
Chiamato anche San Giovanni nel deserto, il Santo è stato un soggetto molto frequente nella sua pittura: infatti realizzò diversi dipinti con questo tema. Caravaggio raffigura spesso il Battista solitamente come un ragazzo o un giovane solo nel deserto.
Tale raffigurazione si basava su di un passo del Vangelo di Luca dove afferma che "Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele”. L'attribuzione di questo dipinto a Caravaggio non è unanime ed è comunque discussa, dato che l'opera viene attribuita, da una parte degli studiosi, anche a Bartolomeo Cavarozzi, un suo giovane allievo.
MONTSERRAT
Il monastero di Santa Maria di Montserrat è un antico monastero benedettino che si trova ad una sessantina di Km da Barcellona. È situato a 720 m di altezza e costituisce uno dei luoghi di pellegrinaggio religiosi più importanti della Catalogna e di tutta la Spagna.
Il complesso si trova ai piedi di uno scenario roccioso di particolare bellezza. Nel santuario si venera una statua di Maria di Montserrat, patrona della Catalogna, che è raffigurata con una scultura lignea romanica del XII secolo. Il complesso monastico ha anche un bel museo suddiviso in tre sezioni, tra cui una piccola Pinacoteca che contiene varie opere pittoriche, tra cui anche un bel dipinto del Caravaggio.
MUSEO DEL MONASTERO
San Girolamo in meditazione (1605) – Olio si tela
San Girolamo è considerato uno dei grandi “Dottori della Chiesa” per il fatto di aver tradotto la Bibbia dall’originale ebraico al latino, la cosiddetta Vulgata. La figura del Santo era molto in voga ai tempi della Controriforma per cui Caravaggio ne fece vari dipinti aventi lo stesso soggetto e solo tre di questi sono sopravvissuti: questo dell’Abbazia di Montserrat, quello della Galleria Borghese e quello nella Cattedrale di Malta.
Il dipinto deriva probabilmente dalla collezione della famiglia Giustiniani che nella Roma del tempo del Caravaggio raccolse una grande collezione di opere religiose eseguite dall'artista. Un San Girolamo delle dimensioni di quest'opera è infatti documentato nell'inventario Giustiniani del 1638. Dopo la disgregazione della collezione avvenuta successivamente, di questo dipinto se ne era perso il ricordo. Nel 1915 il dipinto fu acquistato dal Museo del monastero di Montserrat, allora attribuito al pittore caravaggista Josè de Ribera (detto lo Spagnoletto).
Fu solo nel 1943 che il grande critico d’arte Roberto Longhi intuì che si trattava effettivamente di un’opera del Caravaggio.
VIENNA
Perché uno stato così piccolo ha una capitale così grande? Ricordo ancora oggi questa domanda che il mio libro di geografia (scuole medie) pose a noi studenti quando iniziammo a studiare l’Austria. In effetti, la potente dinastia degli Asburgo aveva regnato per molti secoli, dal Sacro romano impero fino all’impero Austro-ungarico, su un vasto territorio dell’Europa centrale che aveva come capitale Vienna, una città degna della sua grandezza. Se l’impero asburgico, che era basato su varie nazioni sottomesse, si dissolse politicamente subito dopo la sconfitta della prima guerra mondiale, gli Asburgo avevano però lasciato una grande capitale con un ricchissimo patrimonio artistico, formato da sontuosi palazzi e giardini reali, castelli e musei ricchi d’opere d’arte.
MUSEO DI STORIA DELL’ARTE (KUNSTHISTORISCHES MUSEUM)
Il Museo di Storia dell’Arte di Vienna custodisce sin dal 1891 le ricche collezioni degli Asburgo. Qui si possono ammirare tesori d’inestimabile valore, tra cui le opere pittori che di diversi artisti di fama mondiale come Raffaello, Vermeer, Velazquez, Rubens, Rembrandt, Tiziano, Tintoretto e naturalmente anche tre splendidi dipinti di Caravaggio che gli imperatori austriaci acquisirono nel tempo.
Madonna del Rosario (1605) – Olio su tela – 364x249 cm
Di questa grande tela, che doveva essere stata ideata come pala d’altare, non si hanno notizie su chi la commissionò ed in quale chiesa doveva essere collocata. Fu dipinta dal Caravaggio presumibilmente durante il suo soggiorno napoletano, dato che l’opera è documentata a Napoli e forse poteva essere stata prevista per la chiesa di San Domenico maggiore. Di fatto, l’opera fu messa in vendita ed acquistata da un gruppo di pittori di Anversa che la collocarono nella loro chiesa, dietro suggerimento di Rubens, il noto pittore fiammingo che ancora una volta dimostrava la sua profonda ammirazione per il grande talento italiano. Nel 1871, l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo ordinò che la tela fosse rimossa dalla chiesa dei Pittori di Anversa (allora faceva parte del territorio imperiale) e fosse portata a Vienna per entrare a far parte delle collezioni reali.
Il dipinto è davvero imponente per la presenza di tante figure che possono essere articolate su tre livelli. In quello più alto, sormontato da un grande drappo rosso attaccato ad una colonna, c’è la Madonna col bambino seduta in trono; in quello intermedio ci sono San Domenico col rosario in mano e diversi frati domenicani mentre nel livello più basso ci sono i fedeli, ritratti come povera gente, pellegrini a piedi scalzi, che chiedono la grazia. All’estrema sinistra c’è il ritratto di Marcantonio Colonna, un personaggio che è legato alla festività del Rosario. Infatti, la festività della Madonna del Rosario era stata istituita nel 1573, dopo la decisiva vittoria di Lepanto della flotta cristiana contro i turchi che bloccò l’avanzata mussulmana (si racconta che fu propiziata proprio dalle preghiere del rosario), evento a cui Marcantonio Colonna aveva personalmente partecipato come ammiraglio della flotta cristiana.
Incoronazione di spine (1603) - Olio su tela - 127x165 cm
Secondo il biografo Pietro Bellori, questo dipinto faceva parte della celebre collezione Giustiniani, dato che viene citato in un inventario del marchese Vincenzo Giustiniani, protettore e mecenate dell’artista, che aveva commissionato il quadro. Con il disfacimento nei secoli successivi della preziosa collezione, pervenne infine nella collezione d’arte degli Asburgo a Vienna.
La scena raffigura la flagellazione di Cristo per mano di due aguzzini che lo stanno torturando con dei bastoni e gli hanno messo in testa una corona di spine. A sinistra c’è una guardia vestita con un’armatura seicentesca che guarda la scena senza intervenire.
Nell’illustrare l’umana sofferenza del Cristo, Caravaggio utilizza una sapiente diagonale di luce che, partendo dall’alto, illumina i corpi dei protagonisti fino ad arrivare sul corpo di Gesù, che mostra una realistica e rassegnata sofferenza in contrasto con il sadismo degli aguzzini.
Davide con la testa di Golia (1607) - Olio su tavola di pioppo - 90,5x116,5 cm
Il tema di Davide e Golia ebbe molto fortuna nelle arti di tutti i tempi e naturalmente anche Caravaggio si confrontò con la celebre storia biblica più di una volta. Infatti, sul tema del pastorello di Davide che, armato di una semplice fionda, uccide il gigante Golia e poi gli taglia la testa, il pittore realizzò ben tre versioni, di cui sicuramente la più celebre è la tela oggi presente nella Galleria Borghese di Roma, dove Golia è rappresentato col suo celebre autoritratto. Un'altra versione invece è quella che oggi si trova al museo del Prado di Madrid, anche se, come momento riprodotto, si discosta dalle prime due.
Caravaggio qui raffigura il giovane eroe Davide che, dopo il duello che ha liberato gli Ebrei dalla dominazione dei Filistei, appare dal buio subito dopo aver tagliato la testa del gigante Golia e la mostra in avanti come macabro trofeo del suo trionfo. Davide rappresenta anche il simbolo della fede e del coraggio che trionfa sulla forza bruta.
E’ uno dei pochi dipinti che l’artista fece non sulla consueta tela ma su una tavola di pioppo. L’opera fu eseguita a Napoli nel 1607 su commissione di un nobile spagnolo, il Conte di Villamediana, che riportò con sé il quadro quando ritornò in Spagna. Attraverso passaggi successivi, il dipinto ora fa parte della grande collezione lasciata dagli Asburgo.
Una curiosità: nel 2020 questo dipinto è apparso sulla copertina dell'album "Pray for Paris" del rapper americano Westside Gunn. Più che un rapper, Caravaggio ai nostri tempi sarebbe stato un Rocker! :-)
Antonio Pezzullo
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