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Massimo Di Quirico

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Gli scritti di Antonio Pezzullo








I MANESKIN al Circo Massimo
Roma 09 luglio 2022



      E’ stato un bel concerto-evento! Non solo per l’esibizione artistica ma anche per la straordinaria partecipazione di pubblico. Accanto ai 70-80mila entusiastici ragazzi/e (compreso anche molti “diversamente giovani” che accompagnavano figli/e) erano presenti anche tanti Vip nostrani (Muccino, Scamarcio, Foglietta, ecc.) e persino Divi hollywoodiani del calibro di Angelina Jolie e Russel Crowe, a dimostrazione della portata ormai internazionale dei Maneskin!

Probabilmente abbiamo assistito all’evento popolare più grande verificatosi in Italia dopo il durissimo periodo della Pandemia (che purtroppo non è ancora finito). Come per il mitico concerto di Pino Daniele in Piazza del Plebiscito del 19 settembre 1981 davanti a duecentomila spettatori, che segnò la rinascita musicale della città di Napoli e della Campania in generale all’indomani del doloroso terremoto dell’Irpinia, il concerto-evento dei Maneskin del 09 luglio 2022, nello storico scenario del Circo Massimo di Roma, potrebbe essere accostato a quell’evento per la stessa voglia di rinascita, per la gioia e l'entusiasmo di partecipare di nuovo (e finalmente) ad un grande evento di massa basato sul buon sano “rock” di produzione italiana, nota patria del bel canto e non certo del rock che ha i suoi natali altrove.

Riconosco tanti meriti a questi 4 ragazzi romani che fino a qualche anno fa suonavano da sconosciuti in strada (via del Corso) a poche centinaia di metri da lì. Magari se vado a spulciare qualche foto di quegli anni, quando andavo a Roma per lavoro, potrei anche ritrovarmeli…
Ma per percorrere quelle poche centinaia di metri, hanno dovuto fare un lungo cammino, iniziato appunto per strada con umiltà e passione. Poi la fortunata partecipazione ad un Reality fino ad arrivare a Sanremo, il loro vero trampolino di lancio. Da allora l’ascesa è stata inarrestabile: da vincitori dell’Eurofestival all’apertura di uno storico concerto dei Rolling Stones, alle prestigiose partecipazioni ai più importanti festival musicali americani. Il successo se lo sono meritato: mi sono sempre piaciuti i musicisti veri, quelli che emergevano dopo anni di gavetta, così come si pretendeva ai loro colleghi di una volta. Nulla a che fare con i programmatori di computer che si trasformano in improbabili musicisti, magari facendo quella cosa trandy che chiamano trap che fa rima con trash...

Ma parliamo del Concerto al Circo Massimo di ieri sera.

Un inizio “scoppiettante”, partito con la hit “Zitti e Buoni” seguito da “In Nome del Padre”, poi “Mamma Mia” e “Chosen”, che hanno subito scaldato il folto pubblico. Magnifica è stata la performance su “If I can Dream” (Elvis) e Beggin’ (Four Season), due delle cinque cover che hanno interpretato nel loro stile. Non sono mancati momenti più intimisti come "Coraline" e "Amandoti". L’iniziale forza dirompente non si è persa nemmeno all’ultimo brano “I wanna be your slave”, il bis che ha chiuso il concerto dopo 24 brani, in poco più di due ore. Davvero non male per una band che ha all’attivo solo pochi dischi.

La cosa che mi ha colpito subito dell’esibizione è stata la sezione “ritmica” della band. Victoria al basso ed Ethan alla batteria sono la spina dorsale del gruppo e tutto ruota intorno a loro. Il basso pulsante di Victoria è veramente notevole, instancabile, non ha mai mollato, sempre vivacissima sul palco, si vede che è una leader del gruppo. Mi ha piacevolmente sorpreso la bravura tecnica di Ethan: ha suonato la batteria in maniera infernale, con un suono “detonato” che mi ha ricordato quello di maestri d’altri tempi. Ha persino eseguito un lungo assolo di batteria, cosa piuttosto rara nella musica di oggi. Ottima anche la chitarra rock distorta di Thomas che ha eseguito diversi assoli di buon livello. Quest’ultimo è stato bravo anche con la chitarra acustica quando ha accompagnato “unplugged” un paio di brani cantati dall’intensa voce di Damiano, tra cui un brano inedito molto interessante, ancora senza titolo perché non ancora finito (una sorpresa regalata nell'occasione al pubblico presente al Circo Massimo) ma che sarà un bel pezzo, visto le ottime premesse acustiche. Last but not least Damiano che con la sua voce intensa ha tenuto splendidamente la scena per oltre due ore senza mai fermarsi. Molto coinvolgente anche la parte finale dove Damiano ha chiamato alcuni spettatori del pubblico sul palco per ballare tutti insieme (qui Bruce docet!)

Onestamente non so se il loro successo mondiale sia dovuto più alla loro bravura o alla pochezza dei concorrenti attuali che con rap e trap davvero non preoccupano proprio nessuno…
Sul lato dei testi direi che i Maneskin sono in linea con i tempi attuali: il linguaggio e le tematiche giovanili sono quelle di oggi: vanno bene persino le parolacce (in verità non tante) purché utilizzate in maniera intelligente e contestuali alla protesta o all’indignazione che si vuole esprimere: del resto in questo lo stesso -amatissimo- Pino “prima maniera” ne aveva fatto a suo tempo largo uso. Quello che è certo però è che i nostri Fab4 italiani (mi perdonino gli idoli-mostri sacri di Liverpool ma l’accostamento è sull’aggettivo) hanno studiato ed imparato molto bene la lezione musicale dei Grandi del passato. E questo è un merito che va sottolineato, visto che la stragrande maggioranza degli artisti di oggi non osano nemmeno avvicinarsi.

Ad un “rockettaro” come me non potevano sfuggire durante il concerto alcuni “gesti” che vengono da lontano. Sul palco alcune gestualità di Damiano ricordavano vagamente il leggendario Elvis. Lo stesso Damiano che ha alzato sulle spalle Thomas (durante un assolo di chitarra di quest’ultimo) non poteva non richiamarmi l’immagine del “padrino” Ozzy Osbourne che alzava in braccio il compianto Randy Rhoads (lacrimuccia: l’ammetto), così come l’assolo di batteria di Ethan s’ispirava al suono di un certo Bonzo dei Led Zeppelin. C’è stato anche l’impegno politico sul palco, ribadito ancora una volta da Damiano con il suo “grido di dolore” contro tutte le guerre e contro l’attuale guerra in Ucraina: qui mi è tornato in mente il celeberrimo “urlo” di Jan Gillan dei Deep Purple.

E’ chiaro che l’accostamento con i citati mostri sacri sopra è solo a titolo di esempio, anche se questi quattro ragazzi, che musicalmente sono solo agli inizi della loro carriera, hanno intrapreso davvero una buona strada. E’ naturale che dovranno continuare a crescere, a studiare, a migliorarsi (sono giovani ventenni: il tempo è dalla loro parte) sia tecnicamente sia come ricchezza di suoni, dato che la mancanza dell’uso delle tastiere (o sintetizzatori), come facevano i pionieri del rock, da un lato è affascinante ma dall’altro non produce certe sonorità moderne che pure vanno ricercate in maniera intelligente, così come fece in passato - sempre per fare un esempio - un’altra sacra band agli inizi degli anni ottanta, ricordo che si chiamavano Queen…

Infine, l’energia che hanno profuso anche come modo “molto dinamico” di stare sul palco (Victoria e Damiano in particolare avranno fatto chilometri avanti e indietro….Mick docet) è stata trascinante, ben supportata anche dall'impianto luci e dagli effetti visivi veramente spettacolari, che sono stati un altro grande protagonista della serata (agli albori del rock, un gruppo sconosciuto chiamato Pink Floyd anche qui aprì la strada a tutti).

In sintesi, una gran bella (e forse storica) serata in mezzo alle decine di migliaia di giovanissimi ed entusiasti fan che mi hanno fatto ringiovanire di almeno quarant’anni!

W la (buona) musica!

Antonio Pezzullo