Gli scritti di Antonio Pezzullo
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TOP 10 DISCHI LIVE
N. 5 - CONCERT FOR GEORGE - Artisti vari
Questo disco “live” è uno dei più belli tra quelli pubblicati a partire dagli anni duemila.
Il disco nasce nel 2003 a seguito del concerto-tributo dedicato alla figura di George Harrison, il grande chitarrista dei Beatles che prematuramente scomparve il 29 novembre del 2001 a seguito di una malattia. Esattamente un anno dopo la sua morte, alla Royal Albert Hall di Londra, si tenne un concerto in memoria del “Quiet One” (il membro tranquillo), organizzato dalla moglie Olivia, dal figlio Dhani e da tanti vecchi amici musicisti, tra cui Eric Clapton che assunse anche il ruolo di direttore artistico della serata. L’evento vide la partecipazione di altri grandissimi artisti , come Paul McCartney e Ringo Starr, Tom Petty e gli Heartbrakers, Jeff Lynne, Billy Preston, Albert Lee, Marc Mann, Jools Holland, Sam Brown, Joe Brown, Gary Brooker, Ray Cooper, Andy F. Low, Christ Stainton, Henry Spinetti, Tom Scott e altri. Esiste anche una bellissima versione in DVD del concerto.
Per lungo tempo sottovalutato durante l’età d’oro dei Beatles, schiacciato dai due giganti compositivi come Lennon/McCartney, il genio compositivo e musicale di Harrison fu pienamente riconosciuto dalla critica e dal pubblico solo dopo lo scioglimento dei Beatles. Oggi, col senno del poi, la sua grandezza di autore, musicista ed interprete è fuori discussione. Sentire in questo live le sue creazioni cantate da questi fenomenali artisti, sia quelle nate durante il periodo dei Beatles che quelle nate durante la sua carriera solista, toglie davvero il fiato e diventa difficile descrivere quali siano i brani meglio interpretati perché si sta parlando di esibizioni di altissimo livello!
Il concerto si apre con un preambolo di alcuni artisti indiani che omaggiano George e la sua passione per la musica orientale. Infatti fu proprio lui che, a seguito del famoso viaggio in India durante la militanza nei Beatles, introdusse per la prima volta in un brano di musica occidentale il caratteristico suono del “sitar”, lo strumento a corde tipico del continente indiano. C’è persino un divertente interludio di un gruppo comico britannico, i “Monty Python”, a cui si aggiunge anche l’attore americano Tom Hanks.
Il concerto vero e proprio inizia con l’entrata in scena di Jeff Lynne, leader della rock band “Electric Light Orchestra”, che era stato anche il produttore a metà degli anni 90 del grande progetto “Anthology” dei Beatles, producendo i due celebri inediti Free as Bird e Real Love .
Lynne sul palco canta, alternandosi con Clapton e Gary Brooker (dei Procol Harum), tre classici dei Beatles scritti da George: “I Want To Tell You”, “If I Needed Someone” e “Old Brown Shoe”. Chiude questa serie ancora Lynne con “Give Me Love (Peace on Earth)” , un famoso brano solista di George.
La splendida “Beware of Darkness” , apre la serie dei tanti brani capolavori estratti da “All Things Must Pass”, l’album solista più celebre di George che, uscito subito dopo lo scioglimento dei Beatles (1970), comprendeva quelli che non avevano trovato spazio nelle incisioni del gruppo. La canzone è cantata da Eric Clapton che da par suo esegue il famoso assolo di George.
Joe Brown (con la sua band) esegue una bella versione della celeberrima “Here Comes the Sun” e subito dopo canta anche “That’s the Way it Goes” , un singolo solista di Harrison.
“Horse to the Water” è l’ultima canzone scritta da George e qui viene eseguita dal pianista Jools Holland insieme a Samantha (detta Sam) Brown, figlia (d’arte) di Joe. La grande voce di quest’ultima, l’armonioso piano di Holland, il magnifico sax solo di Tom Scott e il raffinato assolo della chitarra di Albert Lee fanno registrare un’altra grande performance!
Colpisce il bel trittico di brani cantati da Tom Petty con i suoi Heartbrakers, che inizia con due classici brani beatlesiani di George “Taxman” e “I Need You” e si conclude con la bellissima “Handle with Care” , cantata assieme a Jeff Lynne: i due avevano fatto parte dei “Traveling Wilburys”, il super gruppo formato alla fine degli anni ‘80 assieme ad Harrison, Roy Orbison e Bob Dylan. Notevoli sono le percussioni di Ray Cooper nonché la chitarra slide del chitarrista degli Heartbrakers, Mike Campbell.
In questo disco tributo, l’unico grande assente è proprio Bob Dylan e non si conoscono le ragioni. Pur senza il menestrello del rock, la cosiddetta "George's Band", nella selezione ed esecuzione dei brani di Harrison, resta abbastanza fedele ai suoi arrangiamenti originali, anche se sono arricchiti dall’estro dei partecipanti e dai notevoli assoli.
Maestosa ed affascinante è l’esecuzione di “Isn't a Pity”, brano tratto dal citato “All Things Must Pass”. Le voci di Eric Clapton e Billy Preston, che curiosamente sono stati gli unici due artisti estranei alla band che hanno suonato nei dischi dei Beatles, si alternano magnificamente, così come i loro due memorabili assoli, il primo dell’organo Hammond di Preston e il secondo della Fender Stratocaster di Clapton. Molto fedele è anche l’affascinante Slide guitar suonata dal sorprendente Marc Mann. Una peculiarità del brano è che, durante l’assolo di Clapton, Dhani Harrison e compagni iniziano un coro fatto col celeberrimo controcanto di Hey Jude ! Un’esecuzione davvero emozionante e convincente!
Ringo Starr omaggia l’amico scomparso cantando “Photograph”, il brano più famoso della sua carriera solista, che peraltro deve buona parte dell’arrangiamento proprio alla genialità di George, sempre molto generoso nell’aiutare l’amico. Subito dopo, Ringo esegue un grande classico di Carl Perkins, ossia “Honey Don’t” , lo scatenato Rock & Roll dove abbiamo due magnifici assoli, il primo ad opera della virtuosa chitarra di Albert Lee, ed il secondo per mezzo del notevole piano di Gary Brooker.
Prima di lasciare il palco e sedersi dietro la batteria, Ringo presenta al pubblico il suo amico Paul McCartney che inizia il suo show con “For you Blue” , un bel country-blues composto da George per i Beatles, una spensierata canzone d’amore dedicata all’allora sua prima moglie.
L’omaggio di Paul all’amico scomparso continua col più famoso brano composto nei Beatles: "Somethings" . Inizia a cantare le prime strofe accompagnandosi solo con l’ukulele (lo strumento a corda particolarmente amato da George), fino ad un crescendo di strumenti che delicatamente, un po' alla volta, si aggiungono fino a raggiungere l’apice con il celeberrimo assolo del brano. Sorprendentemente, quest'ultimo viene suonato dal bravissimo Marc Mann e non da Clapton, che invece si limita a subentrare a Paul nel cantare le strofe dell’ultima parte.
La successiva “All Things Must Pass”, title-track del celebre album, viene cantata sempre da Paul accompagnato dagli altri grandi musicisti presenti, tra cui spiccano ancora una volta le chitarre (slide) di Marc Mann e (acustica) di Albert Lee. Quest’ultimo è indubbiamente uno dei protagonisti della serata per il suo essenziale ruolo anche di fine chitarrista ritmico in molti brani del live. Grande amico di Clapton, l’aveva voluto fortemente nella George’s Band. La loro collaborazione artistica proveniva da lontano, già dai vecchi tempi del famoso Just One Night , uno dei dischi live di Clapton più leggendari.
Il concerto raggiunge l’apice con la celeberrima "While My Guitar Gently Weeps" tratta dal famoso White Album dei Fab4. E’ eseguita da McCartney al piano e voce, Clapton alla chitarra e voce e Ringo Starr alla batteria, sempre accompagnata da tutti gli altri grandi artisti. Un’esecuzione perfetta, esaltata dal magnifico lungo assolo finale di Slowhand, dove alla fine anche Dhani Harrison (la cui somiglianza col padre da giovane è impressionante) si complimenta con lui. Da notare ancora che Marc Mann suona magistralmente il primo assolo di chitarra della canzone: in questo concerto può essergli affibbiato il ruolo di “migliore attore non protagonista”, dato che suona molto fedelmente ed alla perfezione numerosi assoli “minori” (si fa per dire). Questa versione live è considerata una delle due migliori “di sempre” ma esiste anche un'altra fantastica versione di questa canzone, ossia quella eseguita da un gruppo simile, con il figlio Dhani, Jeff Lynne, Tom Petty e Prince: quest’ultimo esegue un assolo di chitarra pazzesco per intensità e stile.
Altro momento emozionante del concerto è l’esibizione di Billy Preston (il cosiddetto quinto Beatles perché suonò con la mitica band nel progetto Get Back culminato col famoso concerto sul tetto), che canta la famosissima "My Sweet Lord" . Anche qui il celebre riff di Slide guitar non è eseguito da Clapton ma da Mann.
Il Gran finale, con tutti i musicisti sul palco, si conclude con due brani: il potente rock corale di “Wah Wah” e la commovente “I’ll See You in My Dreams” accompagnata dall’ukulele di Joe Brown.
L’ovazione del pubblico che si sente nel finale è da brividi!
Il “Concert for George” è un disco live che incanta, tanto che può essere considerato come uno dei più bei concerti tributo mai eseguiti: un grandissimo artista come George Harrison l’ha più che meritato!
Antonio Pezzullo
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