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Massimo Di Quirico

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Gli scritti di Antonio Pezzullo








La venuta dell'uomo del destino

di Antonio Pezzullo


Tratto dal libro autobiografico "Storia di una Grande Avventura" di Antonio Pezzullo


     Ero giovane, anzi eravamo fin troppo giovani. Eppure quel giorno, 5 luglio 1984, avrebbe "marcato" indelebilmente la nostra generazione! Stavo trascorrendo con la famiglia le vacanze estive sulla costa casertana. Da alcuni giorni, in gran parte della Campania, si viveva in una sorta di trance collettiva, dove all'entusiasmo e all'euforia del momento si mischiava anche lo stupore e l'incredulità. Quel fresco annuncio rimbombava ancora nelle nostre teste: Diego Armando Maradona, detto "El pibe de oro", il più grande calciatore del momento, dopo una lunga trattativa tra il Napoli e il Barcellona aveva incredibilmente scelto di venire a giocare a Napoli! Non riuscivamo ancora a capacitarci: in Italia la nostra squadra era considerata un'eterna perdente e a maggio si era salvata a stento dalla retrocessione in serie B! No, non poteva essere, avevamo pensato la prima volta che era stato dato il sensazionale annuncio da parte delle TV e radio locali. Su quest'ultime però già passava il tormentone, la nuova canzone composta in suo onore e subito diventata una hit: "Maradona è meglio 'e Pelè, c'hanno fatto 'o mazzo tanto pe l'avè".

      Neanche dopo una settimana la "notizia" era stata del tutto metabolizzata! Addirittura ci era stato detto che il Campione sarebbe stato presentato ai tifosi direttamente allo stadio San Paolo! Già, ma al San Paolo non c'era nessuna partita ufficiale da giocare: era un evento che mai si era verificato nella storia del calcio italiano! Eppure, il presidente Ferlaino non aveva avuto dubbi: "Al San Paolo, nella sua futura arena, davanti ai suoi nuovi tifosi: Accorrete!" Si forse aveva ragione, non c'era altro posto più degno per presentare in pompa magna l'ultima grande speranza del popolo azzurro! Così, presi anche dall'incredibile entusiasmo di quei giorni, quella mattina del 5 luglio 1984, al posto di andare al mare, decidemmo di andare a vederlo dal vivo: in fondo l'entrata si pagava solo mille lire. Per noi studenti squattrinati era comunque una cifra ma il sacrificio si poteva fare! Ma non era solo quello il vero problema, ce n'erano altri, ossia: quanti di noi andare, con quale macchina e soprattutto chi guidava? Già, quest'ultimo era il problema più grosso: eravamo tutti troppo giovani per farlo, nessuno dei ragazzi del nostro gruppetto di spiaggia aveva ancora la patente! Qualcuno alla fine si fece avanti: io però ho il "foglio rosa", ho già superato i quiz e sto per fare l'esame di guida perciò non vi preoccupate, vi assicuro che so già guidare, fidatevi vado piano! Si, andiamo!

      L'incoscienza della mia giovinezza e l'entusiasmo della sua venuta avevano preso il sopravvento e inconsciamente proprio io mi ero offerto! Il difficile era trovare la "scusa" per prendere l'auto di papà, non so come ma la trovai, in fondo si trattava solo di "qualche ora" per una "questione importante per una cara amica... sai come è...". Che "innocente" bugia! Finalmente nel pomeriggio cinque intrepidi ragazzi con una Fiat 126 partirono! All'andata tutto filò liscio: arrivammo intorno alle 17.00 a Fuorigrotta. Ma qui si manifestò il primo problema: c'era una marea di macchine in sosta e così non trovammo parcheggio vicino allo stadio! Non era possibile: e meno male che non c'era nessuna partita in corso! Tornammo indietro e parcheggiammo l'auto lontanissimo dallo stadio. Due, forse tre chilometri a piedi, ma non importava. Troppo grande era il desiderio di vederlo, non ci sembrava vero che fosse davvero arrivato in mezzo a noi! Finalmente entrammo ed il San Paolo era già pieno: altri 70 o forse 80 mila "pazzi" avevano avuto la nostra stessa idea! La cosa più strana era che non tutti erano giovani come noi, anzi vedemmo tantissimi "grandi", addirittura persone anziane: loro non potevano più aspettare, sessant'anni di sconfitte e delusioni non potevano più reggerle! Lui era ormai l'ultima speranza. L'uomo del destino, ne erano certi, era Lui, lo scugnizzo nato per caso in Argentina che, dopo il grave infortunio di Barcellona, aveva la stessa grande voglia di "riscatto": in fondo anche lui era un ragazzo venuto del sud.

      Per ingannare l'attesa, in campo la SSC Napoli aveva organizzato un partitella tra i giovani del suo vivaio. Nessuno però la guardava veramente, eravamo tutti lì a confrontarci, a commentare e soprattutto in fervida attesa! Finalmente Maradona uscì dal sottopassaggio dietro la porta della Curva A, con una sciarpa azzurra al collo. Improvvisò un giro di campo, dove si vedevano a malapena i suoi capelli ricci, mandando baci e abbracci al pubblico che era già in delirio. Alla fine ritornò al centro del campo, prese un microfono in mano e pronunciò poche parole in un italiano stentato: "Napolitani sono felice di essere con voi" seguito subito da un boato immenso! Il primo gol l'aveva già segnato nel cuore dei napoletani! E subito dopo fece un improvvisato palleggio, pochi secondi dove la palla sembrava non staccarsi più dai suoi piedi, un segno... chissà! Alla fine la tirò col sinistro in aria, diretta verso i tifosi! Concluse con un "Forza Napoli!" seguito da un altro boato incredibile. Poi Diego scomparve "inghiottito" dalla forza pubblica, giornalisti, autorità, persino da alcuni tifosi che non si sa come si trovavano sul manto erboso del San Paolo!
Fu difficile per noi lasciare lo Stadio in quel delirio di massa ma "dovevamo" andare via perchè il "tempo" dell'auto a disposizione stava per scadere!

      Durante il viaggio di ritorno si ripensava a quello che avevamo sentito allo Stadio dai tifosi più anziani: in passato erano stati tanti i campioni (o presunti tali) che il presidente Ferlaino aveva portato a Napoli. Ma erano stati solo anni di grandi promesse e cocenti delusioni: tutti avevano sempre fallito! Nel frattempo alla radio risuonava ancora la canzone: "Maradona piensace tu, lievancelle 'o scuorno 'nfaccia a sta città!" Eppure, agli spettatori presenti al San Paolo erano bastati solo quei pochi minuti con lui "dal vivo" per sentire un presagio: si, con Diego (già lo chiamavamo confidenzialmente così) finalmente sarebbe stato tutto "diverso", non sapevamo ancora dove ci avrebbe portati ma sicuramente niente sarebbe stato più come prima! Ancora ebbri di speranza e felicità, in prima serata eravamo già alle porte della cittadina e c'era ancora il sole! Stava andando tutto secondo i piani!

      All'ingresso della cittadina, nonostante l'andatura tranquilla, una pattuglia ci fermò per un controllo: patente e libretto! In quel momento ci crollò il mondo addosso! Scendemmo tutti insieme dalla macchina lentamente, con ancora addosso le sciarpe e le magliette azzurre, senza dire nulla e molto preoccupati. Il più "bastonato" ero ovviamente io e in quei secondi interminabili già pensavo a come avrebbero "reagito" i miei! Consegnai in religioso silenzio il libretto dell'auto con dentro il mio foglio rosa ma non feci in tempo nemmeno a giustificarmi: il capo pattuglia al primo sguardo diretto inaspettatamente mi sorrise: aveva già capito tutto! Ci disse solo: "Guagliù, ma di che vi preoccupate? Da stasera finalmente saranno gli "altri" a doversi preoccupare di noi! GRANDE DIEGO E FORZA NAPOLI! E pe quanno riguarda 'o riesto ccà... beh... evvabbè... sulo pe' chesta vota turnatevenne a casa e me raccumanno a te... nun 'o ffà cchiù!"

      La venuta di Diego, l'uomo del destino, il calciatore delle imprese impossibili, il "rivoluzionario" che avrebbe ben presto sconvolto tutti gli ordini precostituiti del calcio italiano, aveva già fatto una prima inaspettata "magia" fuori dal San Paolo, a poche ore dal suo arrivo a Napoli!

      Ancora Grazie D10S, anche tanti anni dopo!

Antonio Pezzullo