Gli scritti di Antonio Pezzullo
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TOP 10 DISCHI LIVE
N. 1 - JUST ONE NIGHT – Eric Clapton
Pubblicato nel 1980, questo è uno dei dischi live che ho più amato da ragazzo perché fu uno dei miei “primi incontri” con la grande musica internazionale e posso affermare – senza ombra di dubbio - di essere entrato nel magico mondo di “Slowhand” in maniera trionfale!
La scelta di mettere questo live al primo posto è in parte dovuta anche al forte impatto che questo maestoso disco ebbe su quel ragazzo adolescente.
Già dalla copertina, dove l’artista si appoggia ad una chitarra “vissuta” (la sua mitica Fender Stratocaster) davanti ad un palcoscenico teatrale col sipario ancora abbassato, si capisce che il disco promette uno “spettacolo” memorabile. Nonostante il titolo, il live non fu registrato in una ma in due serate consecutive presso il celebre Budokan Theatre di Tokyo.
E’ unanimemente considerato il suo miglior disco live ed uno dei più grandi live in assoluto, sia per lo “stato di grazia” musicale raggiunto dall’artista, sia per l’altissimo livello della band che l’accompagna, tra cui spicca il virtuoso chitarrista inglese Albert Lee.
Come tutti i grandi live, il disco non ha subito impattanti rimaneggiamenti nella fase di post produzione. E' caratterizzato da una registrazione di altissimo livello tanto che, sin dal primo ascolto, colpisce subito l’eccezionale resa acustica, sia del vinile sia della versione CD. Insomma, è un disco che suona davvero bene!
La storia del disco è molto particolare. Nasce da un periodo buio di Slowhand (nome d’arte ironicamente affibbiatogli dai fan), dove verso la fine degli anni settanta i vizi personali (tra cui quello di bere) avevano preso il sopravvento sulle grandi qualità dell’artista e questo aveva reso difficile persino la convivenza con la moglie Pattie Boyd. La conseguenza fu una lunga crisi artistica. Aiutato dalla sua intelligenza ed umiltà, Eric capì che in quel momento aveva bisogno di cambiare, di avere la necessità di un supporto per continuare a dare il meglio di sé sul palco. E così, rimettendosi in gioco, chiese all’amico Albert Lee di affiancarlo in una tournée. Con i due si aggregò anche un grande artista del blues e dell’honki tonki, il pianista Chris Stainton.
La scelta fu davvero felice e stimolante, al punto che darà una nuova linfa alla sua carriera. In particolare Albert Lee, grande chitarrista inglese del country blues, era non solo un virtuoso solista ma anche un fine accompagnatore, che adottava la particolare tecnica mista plettro e dita della mano destra (chicken picking) e quindi uno stile diverso da Clapton. Nonostante ciò, tra i due scattò subito una chimica ineguagliabile che la riscontriamo pienamente nel disco, che considero una vera e propria enciclopedia musicale che spazia dal blues al rock, dal country al Rock & Roll.
La mitica Fender Stratocaster di Slowhand, dopo diversi anni di appannamento, torna di nuovo a ruggire con forza, è raggiante e duetta splendidamente con la raffinata chitarra di Albert Lee. I due s’intrecciano gli assoli senza mai sovrapporsi, si sfidano sul palco esaltandosi a vicenda. Inoltre, grazie all’influenza di questa collaborazione, Eric ritrova anche una disciplina solistica più rigorosa, mettendosi alle spalle quegli assoli troppo lunghi, fini solo a sé stessi. Dulcis in fundo, la band di supporto è formata da musicisti navigati di altissimo livello, come il già citato Chris Stainton alle tastiere, Henry Spinetti alla batteria e Dave Markee al basso, che hanno una grande esperienza soprattutto nel genere blues e country.
Da tutte queste premesse, nasce un disco live davvero memorabile!
Stranamente, dalla scaletta di questo live restano fuori alcuni suoi “cavalli di battaglia” come Crossroad e Badge (del periodo dei Cream), I Shot The Sheriff e soprattutto Layla (forse l’unico grande rimpianto di questo live!), mentre ne fanno parte altri brani che in studio suonano debolmente come Tulsa Time, If Dont Be My Morning, All Our Past Time e Setting My Up dell’amico Mark Knopfler. Come in un incantesimo, quest’ultimi brani si trasformano, da brutti anatroccoli diventano dei cigni maestosi, per una felice combinazione di talento e stato di grazia.
Nella prima versione, il Live è formato da un doppio LP, ciascuno composto da sei canzoni.
Lato A
Il live inizia con una straordinaria e lunga scala del pianista Chris Stainton, che subito dopo detta il ritmo travolgente per la frizzante Tulsa Time. La chitarra di Eric graffia con eleganza mentre la pulizia dell’assolo conquista subito. Sorprende molto l’inedita voce “nera” di Eric, voce che in questo live raggiunge una maturità mai sentita prima e che farà capolino in altri brani successivi.
Early in the Morning è un classico blues dalle atmosfere affascinanti di quelle terre situate sul delta del Mississipi. Il brano ti dà la sensazione di stare in uno di quei locali fumosi di New Orleans dove ascolti però la maestria degli assoli di Slowhand che piroettano nell’etere.
Lay Down Sally è un brano country-blues vivace e delizioso, con la seconda voce di Albert Lee che lo assiste anche con una perfetta chitarra ritmica. Davvero fantastica è la sfumatura sonora finale del brano, che sembra fatta da un fonico in studio mentre in realtà è solo il frutto dell’estrema bravura dei musicisti!
Segue la più bella versione mai eseguita di Wonderful Tonight, la dolcissima ballata romantica che Eric aveva dedicato alla moglie Pattie Boyd, che peraltro gli aveva ispirato anche il testo della celebre "Layla". Il celeberrimo riff di entrata e gli stupendi assoli sono delicati e sublimi, l’atmosfera del brano è magica anche grazie alle splendide tastiere di Stainton. E’ un ensemble unico, da favola, che rende inarrivabile questa versione rispetto a quella in studio!
Lato B
Si riparte con il rock di If Dont Be My Morning che, pur suonato molto bene, è forse il brano meno entusiasmante del disco ma il livello resta pur sempre altissimo.
Si passa ad un altro classico del blues: Worried Life Blues. Pur essendo uno dei brani blues più incisi di sempre, questa versione lascia senza fiato, suona molto bene, anche grazie all’affiatamento della band che lo supporta magistralmente.
Il successivo All Our Past Time è un vero e proprio gioiello: alla voce si alternano Eric Clapton ed Albert Lee, le rispettive chitarre blues e country sembrano che si inseguano con dolcezza. L’attacco di Eric, dopo il solo di Lee, è quasi commovente, le corde gridano profonde fino al finale dolcissimo di pianoforte. E’ una vera e propria gioia musicale!
Il brano più stupefacente del disco è però senza dubbio il grandioso rock di After Midnight. Diversissima dalla lenta versione in studio mutuata dal suo creatore J.J. Cale, la canzone viene suonata ad una velocità impressionante, supportato dal ritmo infernale della batteria di Henry Spinetti che va come un Frecciarossa! Caratterizzata dal tipico effetto wha wha, la chitarra di Eric è scatenata e ci regala un assolo leggendario! La sua voce roca, quasi stanca, è altrettanto emozionante, insomma ci troviamo di fronte ad un vero capolavoro del Rock.
Lato C
La facciata si apre con un’altra delizia, il blues per eccellenza: Double Trouble. E’ un brano in tonalità minore che ti prende subito fin dall’intro, accompagnato dal delicato organo Hammond di Stainton in sottofondo, con la voce calda e sofferente di Eric. Tuttavia, la principale protagonista è la sua magnifica chitarra, tagliente come una lama, dal suono forte e vibrante. Eric qui raggiunge vette ineguagliate, non esegue il classico assolo blues ma è un miscuglio di passione, rabbia e potenza. Qui sforna una prestazione incredibile con uno stile ignoto fino ad allora e che si ritroverà solo parecchi anni dopo nella sua piena maturità artistica. Siamo di fronte ad un altro capolavoro assoluto!
Setting Me Up è il vivace rock scritto dall’amico Mark Knopfler dei Dire Straits, che Eric personalizza in un bel arrangiamento con Albert Lee, a cui cede il compito di cantarlo, facendo apprezzare al pubblico nipponico anche la voce del grande amico-chitarrista.
Blues Power inizia come un falso blues ma quando la band attacca il travolgente Rock & Roll, il pubblico in sala (e quello da casa) non può che scatenarsi perché il ritmo ti entra in testa e non se ne esce più. Virtuosissimo è il piano di Stainton che però nella parte finale viene sovrastato dall’incredibile assolo della chitarra di Eric ad effetto wha wha, che domina da par suo. Si avverte pure che l’entusiasmo del pubblico giapponese non è più contenibile!
Lato D
Rambling On My Mind / Have You Ever Loved A Woman è un mix di due brani blues, eseguiti sempre con grande maestria da tutta la band, dove ancora una volta la chitarra solista di Eric la fa da padrone. Il medley ci regala un attimo di relax ma è la quiete prima della tempesta, perché i capolavori non sono finiti.
Come in un’overdose musicale, ecco che ti arriva il brano più celebre, quel Cocaine, composto sempre da J.J. Cale, che qui scala vette mai più raggiunte, né prima né dopo quella sera! Il pubblico nipponico è in estasi, lo accompagna a ritmo di applausi e si sostituisce al cantante nel celebre coro “Cocaine”. La chitarra di Slowhand è splendidamente viva, graffiante e maestosa, esegue un assolo entrato nella leggenda anche per i sottili richiami alle melodie giapponesi. Il secondo assolo è eseguito invece da Albert Lee ed è un altro capolavoro basato su tecnica e pulizia, con le note ben scandite. E’ un’esecuzione leggendaria!
Dopo aver presentato la sua formidabile band, il live si chiude con il Rock & Roll in salsa blues di “Further On Up The Road”, che presenta ancora altri notevoli assoli.
Con il semplice saluto finale “God bless you, good night” si chiude questo live leggendario, con la sensazione che quel pubblico non vorrebbe più ritornare a casa. Per fortuna però, ci è rimasta la registrazione di quelle due incredibili serate nipponiche, che hanno reso questo disco uno dei più bei live di sempre!
L’album certifica la magnificenza di un artista che ha raggiunto uno stato di grazia, sia come timbrica chitarristica che vocale: è aggressivo, veloce, mai banale, alla ricerca di sonorità diverse, sfornando una voce “nera” davvero inaspettata. Non sappiamo che cosa gli sia veramente accaduto in quelle due magiche sere per essere stato così ispirato, ma qualsiasi cosa abbia combinato per suonare e cantare in quel modo, tante generazioni di ascoltatori ancora oggi gli sono grate per aver immortalato e lasciato ai posteri un lavoro così magistrale!
Antonio Pezzullo
PS
Un'altra notte magnifica si è avuta il 02/06/2024, dove il grande chitarrista inglese, alle soglie degli ottant’anni, ha regalato al pubblico del Lucca Summer Festival 2024 l’unico concerto italiano della sua tournée mondiale.
Nella band che lo accompagnava, spiccava il nome del grande pianista Chris Stainton che, come evidenziato sopra, è stato uno dei magnifici protagonisti di Just One Night.
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