Gli scritti di Antonio Pezzullo
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Ozzy Osbourne & Randy Rhoads: il padrino e la chitarra dell'heavy metal!
Questa pillola è un po’ lunga ma vale assolutamente la pena di leggerla fino in fondo perché forse è la più "emozionante" tra quelle che ho scritto.
Parto dal brano che me l'ha ispirata: "Mr Crowley", che presenta due epici assoli che sono incastonati come gemme preziose nella canzone: essi mi “rapirono” sin dalla prima volta che l’ascoltai e da allora non li ho più dimenticati. Secondo la rivista specializzata Guitar About, l'assolo di Mr. Crowley è stato nominato come il più grande assolo di "chitarra metal" di tutti i tempi!
Il suo misterioso titolo “Mr. Crowley” si ispira ad Aleister Crowley, scrittore, esoterista e occultista inglese, un personaggio eclettico vissuto agli inizi del novecento che, oltre Ozzy Osbourne, suggestionò vari artisti inglesi, come ad es. i Beatles, che lo inserirono tra le figure presenti nella mitica copertina di Sgt. Peppers Lonely Heart Club Band. Successivamente, fu David Bowie che lo citò in un suo album del 1971 (Hunky Dory) mentre Jimmy Page dei Led Zeppelin addirittura comprò la villa in Scozia abitata da Mr. Crowley!
In secondo luogo, parliamo dei due Artisti protagonisti: il primo è il cantante inglese John Michael Osbourne detto Ozzy, personaggio istrionico e bizzarro, emerso prima come front-man dei “Black Sabbath”, uno dei gruppi seminali dell’heavy metal, poi come apprezzato solista, tanto da essere considerato il “padrino dell’heavy metal”. Il secondo è Randall William -detto Randy- Rhoads (RR per i fan), compositore e chitarrista californiano dal talento innato.
Il brano musicalmente ha una struttura magistrale. Inizia con una famosa introduzione barocca del tastierista Don Airey. In questa versione suonano anche il bassista Rudy Sarzo e il batterista Tommy Aldridge. Dopo segue un cantato intenso di Ozzy, a cui si aggiungono i due magnifici assoli di Randy Rhoads. Oltre alla tecnica sopraffina, quello che colpisce è il lirismo e l’epicità musicale degli assoli, dall’inusuali sonorità neo-classiche che vanno a rivoluzionare un genere fino ad allora caratterizzato da una musicalità ruvida, nuda e cruda, che ne aveva fatto la sua ragione d’essere: non a caso “heavy metal” significa “metallo pesante”.
Ozzy e Randy innovano così il genere, portandolo ad un livello superiore. Nel video, v’invito ad osservare in particolare la faccia di Ozzy a fine canzone, quando si gratta la testa e guarda tra il soddisfatto e lo sbalordito il suo chitarrista, quasi a volergli dire: “Randy, mè fatto arricrià!
Il brano è tratto dal leggendario album “Blizzard of Ozz” del 1980, primo LP solista di Ozzy Osbourne. Nel disco troviamo altri brani epici come “Crazy Train”, “I don’t Know”, “Goodby to Romance”, “Revelation Mother Earth” tutti impreziositi da potenti riff e memorabili assoli di Randy. A dimostrazione dell’eclettico talento del grande chitarrista, è presente anche una breve ma raffinata composizione strumentale di sola chitarra classica chiamata “Dee” che Randy dedica alla madre: un altro capolavoro dentro uno scrigno di capolavori!
La breve ma intensissima collaborazione artistica tra i due ebbe inizio da una fortunata coincidenza. Alla fine degli anni settanta Ozzy fu praticamente cacciato dai Black Sabbath per i suoi comportamenti sopra le righe, in particolare per l’eccesso d’uso d’alcol. Il fatto gli causò anche una conseguente depressione poiché riteneva che la sua carriera di cantante fosse ormai finita. Confortato dalla futura moglie e manager che lo convinse a guardare oltre, Ozzy promosse delle audizioni in California al fine di trovare i membri della sua nuova band. Come raccontò lo stesso Ozzy in un’intervista: “era arrivato un piccoletto, pesava qualcosa come 45 kg. Così ho pensato: «quel tizio non riuscirebbe a sollevare nemmeno una chitarra, figuriamoci suonarla». Ma quando ha iniziato, ho capito: «forse sono davvero fumato, ma questo tizio è meglio di chiunque altro abbia mai ascoltato». Era grandioso, aveva un dono divino”. Quel piccoletto era Randy Rhoads: aveva fatto parte di alcuni gruppi giovanili fino a fondare i “Quiet Riot”, che avevano avuto un discreto successo solo in Giappone.
La scoperta di quel ragazzo prodigio gli diede una nuova speranza, lo considerò come un dono del cielo per ricominciare: “gli devo la carriera” riconoscerà Ozzy in un’intervista successiva.
Con l’inizio del sodalizio artistico con Ozzy, arriva anche per Randy la meritata fama mondiale. Grazie alla freschezza delle sue idee, Rhoads apporta tante novità tecniche e stilistiche. Fa modificare gli amplificatori Marshall sia nell’estetica (bianchi al posto dei classici neri) sia nella resa del suono, suggerendo canali di uscita in cascata invece che in parallelo, generando così una saturazione maggiore: la celebre casa produttrice di amplificatori gli dedicherà successivamente un apposito modello bianco con la sigla 1959RR. Rhoads personalizza e modifica alcune chitarre (come vedremo più avanti), compone con Ozzy nuove bellissime canzoni, introducendo nel duro sound dell’heavy metal delle originali influenze neo-classiche, che possiamo ascoltare ancora oggi non solo nel citato “Blizzard of Ozz” ma anche nel successivo album “Diary of a Madman”, nonché in “Tribute” , meraviglioso album dal vivo che esalta il virtuosismo del grande chitarrista. Questi tre dischi sono pacificamente considerati delle pietre miliari dell’heavy metal e dell’hard rock in generale!
Se Ozzy (soprannominato il “Principe delle tenebre” o anche “Madman”) è sempre stato un artista che ha vissuto una vita spericolata, Randy era il suo contrario, un bravo ragazzo che, pur non essendo un angelo, non si drogava e non si ubriacava. Ozzy lo ammirava a tal punto che spesso nei concerti, mentre eseguiva i suoi straordinari assoli, lo alzava pure in braccio, come una specie di trofeo da esibire al pubblico in delirio! La foto dove Ozzy solleva Randy mentre esegue l’assolo di “Mr. Crowley” è diventata non solo la celebre copertina dell’album “Tribute” ma anche un’icona del rock dei ruggenti anni ottanta, che sfortunatamente Randy non ha potuto vedere nella sua interezza. Il giovane perse la vita il 19 marzo 1982 durante una tappa del tour musicale che la band stava facendo in America. Arrivati in Florida, fu convinto dall’autista dell’autobus, che trasportava i membri del gruppo, a fare un giro sull’aereo da turismo parcheggiato lì vicino in un campo di volo, insieme ad un altro membro dello staff. Il giro però finì in tragedia: in un passaggio a bassa quota il pilota perse il controllo dell’aereo e si andò a schiantare contro un hangar, con i tre occupanti che morirono sul colpo. Ozzy, a lui legato da una profonda amicizia e stima professionale, l’ha sempre ricordato in più occasioni: “Non ho rimpianti, tranne quello di non essere stato lì quel giorno per impedire a Randy di salire su quell'aereo”…“Ci siamo frequentati per troppo poco tempo, ma quello che mi ha dato è stato di una grandezza incommensurabile. Avere uno come Randy Rhoads su due dischi, dischi che suonano così bene come il giorno in cui sono stati registrati, è grandioso. Gliene sarò per sempre grato. Solo Dio sa dove sarebbe oggi”.
Non posso non parlare delle leggendarie chitarre usate da RR: la prima era una Gibson Les Paul Custom del 1974 di colore bianco che l’intenso uso aveva trasformato in un pallido giallo, con cui ad esempio suona in “Crazy Train”. La chitarra più leggendaria però è quella a forma di freccia nera a pois bianchi che suona in “Mr. Crowley”: è uno strumento artigianale da lui stesso progettato, che si fece costruire da un liutaio, ribattezzato “Polka Dot Flying V”, dove mise insieme alcune caratteristiche tecniche della Gibson ed altre delle Fender, dandole anche quell’inconfondibile aspetto estetico, in tono con l’amato gilet nero a pallini bianchi che sovente indossava nei concerti. Successivamente, si fece costruire un’altra chitarra personalizzata su sue nuove specifiche tecniche, chiamata “Concorde”, di colore bianco con parti metallizzate che accentuava le punte acuminate della V, una più lunga e l’altra più corta, che era anche più facile da suonare da seduti. Questo modello rivoluzionario comportò la creazione di un nuovo marchio al proprietario della Charvel che, temendo l’insuccesso di una chitarra così estrema, la marchiò solo col suo cognome “Jackson”. Dopo la tragica scomparsa, il modello venne rinominato “Jackson Randy Rhoads” ed ebbe un grande successo di vendite. Ancora oggi, resta il modello di punta della casa costruttrice.
Randy Rhoads iniziò sin dalla tenera età a suonare, prima il pianoforte e poi la chitarra, nella scuola di musica dove la madre era la Preside. Notando il suo particolare interesse per la chitarra, durante l’adolescenza la madre l’affidò ad un noto maestro di chitarra elettrica. La leggenda narra che il maestro, in poco più di un anno, ritornò dalla madre dicendo che non poteva più insegnargli niente perché il ragazzo aveva imparato tutto ciò che lui sapeva come insegnante! Agli inizi della sua carriera, Randy s’ispirò a modelli come B.B. King, R. Blackmore, E. Van Halen, McLaughlin, S. Lukater.
Il suo stile fondeva un’eccelsa abilità ad un fraseggio fluido che prediligeva l’utilizzo di tecniche quali il legato, hammer e tapping, con risultati eccezionali. Le scale armoniche non avevano segreti per lui ed il suo feeling con lo strumento era totale. Il suo grande virtuosismo e la sua creatività erano però sempre al servizio della melodia, che conteneva numerosi ed originalissimi (per quel tempo) richiami neoclassici. Per questi motivi, Randy Rhoads è considerato - nonostante i pochi anni di attività - uno dei più influenti chitarristi di sempre nel genere hard rock-heavy metal e non solo.
La rivista Rolling Stone così descrive l'impatto del grande chitarrista: “Se non fosse per la sua prematura morte avvenuta nel 1982 a soli 25 anni in un incidente aereo, la sua già enorme influenza sulla chitarra heavy metal sarebbe aumentata di cento volte”.
Tanti sono stati i chitarristi che poi si sono ispirati a lui, tra cui Steve Vai e Tom Morello, quest’ultimo ha chiamato persino suo figlio Randy! E’ toccato proprio a Tom Morello nel 2021 l’onore di introdurre finalmente Randy Rhoads nel “Rock and Roll Hall of Fame”, il prestigioso museo americano dedicato alla memoria dei più importanti e influenti artisti della musica.
Un riconoscimento un po' tardivo ma importante per un talento purissimo, rimpianto oltre il suo tempo, che personalmente considero tra i più grandi chitarristi di sempre! Sulla sua lapide in California, sono incise una chitarra con la scritta “RR: un’ispirazione per tutti i giovani”.
Sarebbe bello che anche i giovani di oggi lo riscoprissero ascoltandolo e, perché no, leggendo anche queste modeste pillole musicali!
Buon ascolto!
Antonio Pezzullo
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